Benvenuti in un mondo di parole gustose. Questa sezione del sito è dedicata a Mangiapoesia ed è nata per gioco. La mia passione per il pane siciliano, palermitano per ovvie ragioni, mi ha portato a scrivere una filastrocca e, girando un po’ tra le tavole della mia bella città, ho capito che anche nel mio sito, nella mia casa virtuale, dovesse esserci posto per la versione diciamo letteraria del mondo culinario. Io comincio così, poi vedremo questa strada dove porterà 🙂
Pane, amore e libertà

Dal forno caldo di pane, un nuovo giorno che sazi la fame. Un Parigino di buon’ora scende dalla Scaletta convinto che questa sarà la sua giornata perfetta. Deciso a conquistare la Signorina, non esita a comprarle un grande mazzo di Rosette. Felice del suo acquisto, l’imbranato Parigino, si specchia sulla vetrina scoprendosi con le Ciabatte ancora addosso. Torcigliato forte per la vergogna torna di corsa a rimediare, ma dimentica la strada retta e rotola giù per la scaletta. Rinnovato nell’intenzione, parte alla volta di quel Bocconcino che occupa un Semprefresco posto nel suo cuore. Ma, si sa, l’uomo è debole nella carne e il Parigino viene distratto dalla bella Mafalda, calda, soffice e ariosa, lei era delle donne la più formosa. Si avvicina al bel Parigino che rosso d’ansia e di passione stringe i denti e declina il bell’invito, fedele alla Signorina del suo cuore. Nel vederlo così affannato, non sono poche le Chiacchiere che scrocchiano in paese dalle bocche di quelle Focacce impiccione. Ravazzata e abbandonata, la povera Mafalda sembrava sconsolata, ma non sapeva che sono poche le lacrime delle donne abbandonate perché presto arriva per tutte il Toscanino dal bell’aspetto, che di tutta Palermo era l’uomo perfetto.
Oh Trinacria, tanto amata, quanti gusti in questa tavolata. Pane amore e libertà e cento chili di serenità!
Come potere concludere questa inaugurazione della rubrica Mangiapoesia, senza avere citato un vero poeta? Concludo, quindi, questa introduzione con una poesia di Giovanni Pascoli che vi farà sorridere, riflettere e soprattutto immaginare.. D’altronde, prima ancora di iniziare a mangiare e a cucinare, ci resta il regno della mente, dove tutto può saziare!
Giovanni Pascoli. Myricae, 1891. Risotto RomagnoloAmico, ho letto il tuo risotto in …ai!
È buono assai, soltanto un po’ futuro,
con quei tuoi “tu farai, vorrai, saprai”!Questo, del mio paese, è più sicuro
perché presente. Ella ha tritato un poco
di cipolline in un tegame puro.V’ha messo il burro del color di croco
e zafferano (è di Milano!): a lungo
quindi ha lasciato il suo cibrèo sul fuoco.Tu mi dirai: ”Burro e cipolle?”. Aggiungo
che v’era ancora qualche fegatino
di pollo, qualche buzzo, qualche fungo.Che buon odor veniva dal camino!
Io già sentiva un poco di ristoro,
dopo il mio greco, dopo il mio latino!Poi v’ha spremuto qualche pomodoro;
ha lasciato covare chiotto chiotto
in fin c’ha preso un chiaro color d’oro.Soltanto allora ella v’ha dentro cotto
Il riso crudo, come dici tu.
Già suona mezzogiorno… ecco il risotto