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Autore: admin

Lago Arancio – Sambuca di Sicilia

Tra tutte le forme di cielo io preferivo la bellezza delle macchie. Bianche forme di cielo; azzurri riflessi d’acqua; sapori non ancora raccolti che sembrano pastelli verdi prima di mutare in bianchi e rossi calici di piacere. C’era, in quel quadro, qualcosa che richiamava il Fato, qualcosa che raccontava il piacere salvifico del silenzio in un mondo in cui lo stolto essere umano si accaniva a seminare zizzania e a nuotare nella calunnia. Era questa l’essenza dell’intera esistenza, essere quadro nel quadro e cullarsi, finalmente, nella più alta forma di comunicazione.. il silenzio

L’inferno dei viventi – Italo Calvino

Niente si distrugge completamente fino a che qualcuno ricorda, rivive, resiste, ricostruisce.

L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”

― Italo Calvino, Le città invisibili

Elezioni 2022 – Prepariamoci con I Furbetti del Parlamento di Mauro Di Gregorio

Le elezioni del 25 settembre 2022 sono alle porte, va da sé che l’Italia si divide in due grandi correnti di stanchezza: chi ci crede ancora ma stenta e chi non ci crede più. Esiste un modo per salvare ancora chi è nel limbo borderline tra le due correnti? Credo di sì. Una lettura potrebbe aiutarci a rispolverare stratagemmi, linee di pensiero, vecchi e nuovi strumenti che hanno fatto la politica in ogni tempo. I furbetti del parlamento del giornalista Mauro Di Gregorio ci trascina in una satira pungente che abbraccia destra, sinistra, correnti e federazioni di correnti. In un rocambolesco gioco grafico, l’autore ci mette la faccia, atto di dovere in un mondo in cui la convenienza impone il gioco dell’anonimato per giustificare cambi di casacca per accaparrarsi consensi e posti in paradiso, soprattutto alle porte delle elezioni 2022 in un contesto mondiale che, dalla pandemia alla guerra in Ucraina, dividono l’elettorato facendo leva su intolleranze personali, antipatie, reminiscenze, posizioni che spesso non hanno che substrati di convenienza. Chi può salvarsi? Cos’è davvero la politica? Guardare le cose per quello che sono, significa rinunciare a lottare? Non crederci più? Non votare? Tutt’altro. Il messaggio de I Furbetti del Parlamento è chiaro e conciso ed è riportato proprio nelle conclusioni del libro:

«Non si confonda, insomma, il cattivo filosofo con la filosofia, il cattivo prete con la fede, il pessimo attore con il testo teatrale. Si impari a distinguere le cose o il rischio è quello di scadere nel qualunquismo».

190 pagine apprezzate dalla critica, accanita nel capire quanto possa essere ancora importante il parare dell’elettore in una matassa di giochi di partito ormai impossibile da dipanare. Un servizio al TGR Sicilia ci presenta il lavoro di Mauro Di Gregorio, attenzionando il filo conduttore bipartisan in un periodo di campagna elettorale permanente.

 

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In un panorama affascinante accolto a Sambuca di Sicilia, Borgo dei Borghi 2016, la Pro Loco Sambuca ha curato la presentazione del libro dando vita a un piacevole e intenso dibattito che ha appassionato una delle serate del ricco calendario Estate nel Borgo. Il presidente della Pro Loco Maria Gabriella Nicolosi e il Consigliere Enzo Sciamè moderatore della serata hanno dato vita a un piacevole evento tra letture, interventi e costruttivi dibattiti

L’attesa

Sospende il tempo, l’attesa muta del mio desiderio. Accarezza, di te, ogni respiro e concede alla mia vita il ritmo nuovo di un piacere lento. È così che hai consumato la mia attesa. È così che mi hai resa viva, con i tuoi occhi accesi e la bocca di miele, con le tue mani arrese e il tuo corpo che nutre e, per me, geme. Accoglimi, amato compagno mio. Accetta il mio respiro, il mio pensiero vivo. Stenditi sulla paura, ricopri il bosco in fiamme del mondo in rovina. Amami, come se fossi prescelta amante irrimediabilmente arresa alla mano tesa del tuo piacere

Oltre

Se ti perdo al di là della ragione,
cercami oltre.
Non ti fermare alla mia assenza,
non tenere il distacco del mio tempo.
Oltre, cercami oltre.
Se mi consegni un dolore che fa parte delle tue paure,
crei un solco in cui perdo il contatto del corpo,
il sollievo del tocco,
il mistero del sonno.
Se sei artefice del mio dolore,
sconfina il distacco,
proteggi il mio corpo,
risana la crepa.
Arriva oltre le mie paure,
consegnati ai tuoi sbagli,
perdona i tuoi errori.
Inginocchiati al sacro fuoco
di un concerto spento,
musica stonata in un mondo disconnesso.
Scavalca ogni accordo,
travalica le pause, i respiri,
le armoniche spezzate e i violini stesi al sole.
Riconosci l’incavo del mio piacere,
sospeso tra il bianco e nero di un pianoforte scordato.
Cerca ancora la melodia,
non ti arrendere.
Correggi in un respiro il nostro canto sconnesso.
Mi troverai.
Lì,
esattamente lì, oltre un tempo che non esiste,
a un soffio dalla pelle ancora prigioniera di un sensuale vibrato,
lasciva di suoni pieni e armoniche dissonanze.
Tremerò,
tremerò ancora sapendo che il tuo tocco sarà a un fiato dal mio respiro.
Oltre, cercami oltre

La stella levigata dal mare

Il rumore del tempo. Il respiro, il fiato lento. Quando ti toccano non c’è più silenzio. Non lo sanno, non ci credono, si abituano al sorriso, la tua vita è solo tempo condiviso. Allora ti bagni; esce dagli occhi, dalla testa, dalle dita. Sembra troppo. Dove lo tieni tutto questo mare? Non lo sanno che sono parole da stendere, da asciugare? Quando ti toccano, trattieni il respiro. Non ti muovi, non ti trovi, sei solo polvere che soffoca lo zaffiro. Dove li hai lasciati gli occhi? Dove li confondono con il mare? Li vuoi dimenticare? Non li aprire, adesso non li puoi trovare. Piccola dietro pieghe di sale, sei ancora bambina dietro onde di mare, sì .. sei solo un’altra donna che la madre può abbandonare. Gli occhi? Dunque, li vorresti ritrovare? No. Lasciali agli altri, come tutte le tue storie. Posa per sempre la penna, smettila di parlare. In questa primavera le parole sono nènie che nessuno sa ascoltare

Ogni tempo possibile

Bellezza. Come fosse senza tempo. Bruciava il sole, il cuore, della terra intorno ogni metro. Eppure quella era bellezza. Perfetta, senza pretese. A pochi passi, il dolore. A pochi passi, lo stupore. Chi l’ha disegnata è un destino che non capiamo; chi l’ha fotografata è un umano di poesia che vince la malinconia. Io lo fermo, il tempo.. almeno stasera. Io lo fermo, il tempo.. e per un attimo non è più sera.

Richiamo di tenerezza

Leggerezza. Ci dovremmo amare, innamorandoci della leggerezza che ci regalano. La donna, si sa, ha un peso specifico dell’anima più pesante, porta in sè il carico della nascita con addebito, l’implosione di chi, a sua volta, potrà sopportare un dolore così grande necessario a generare un’altra vita. Gli uomini lo sanno, ma non lo capiscono. Si accompagnano alle maree delle donne, ma non le comprendono fino in fondo. È proprio in quel momento, solo in quel momento, che si manifesta in loro l’identità; si trovano a un bivio che per sempre li renderà riconoscibili agli occhi della donna. Davanti a sè, l’uomo, avrà due strade.

Chi prenderà la prima strada giocherà di dominio e intolleranza; la rimprovererà, adducendo ai suoi rimproveri il merito e l’unica strada per insegnarle a stare meglio, a essere migliore. L’uomo quasi arriverà a punirla con il distacco, ascolterà i facili e buonisti commenti di chi ha accanto, si sfogherà raccontando, di lei, cose che non avrebbe dovuto dire. Cercherà sostegno per la sua sovranità di ruolo. La punirà, poiché lei avrà avuto quella che lui chiamerà debolezza e che in lei, invece, sarà solo richiamo di tenerezza. A quel punto, però, sarà a lei a scegliere. Potrebbe soccombere, essere vinta dalla resilienza in un contesto in cui non dovrebbe avere ragione d’esistere; piegherà la sua anima come canna al vento, plasmata dagli umori di chi ha accanto e, scoprirà, poco a poco, di non essere più spontanea, verace, viva. Oppure se ne andrà. Ricomincerà, tornerà in vita.

Chi prenderà la seconda strada, invece, sorriderà. Prenderà le mani della donna, le riscalderà dal gelo anche quando lei trasmetterà un distacco non voluto. Gli uomini che prendono la seconda strada, sono i regnanti di un universo che sposa la resistenza al potere salvifico della tenerezza. Quegli uomini non punteranno il dito, non segneranno in rosso o blu tutte le pagine di un tempo discorde; non malediranno il caos, condannandolo, spaventati da una meraviglia che non sanno affrontare. Saranno leggerezza. Perché loro lo sanno che la leggerezza non è superficialità; sono consapevoli che solo le persone profondamente grandi sanno essere leggere

Ecco. Ecco cos’è la leggerezza, amarsi mentre il cielo è nero; confondersi quando la luce ti cerca per sottolineare i tuoi sbagli. La leggerezza è non infastidirsi del suo pianto, è farla ridere mentre le lacrime vanno giù.

All’uomo non viene chiesto di capire il tempo, ma di trattenerlo e riparare i portali che, aprendosi, gelano di echi del nord le pieghe del femminile scorrere.

Non è da tutti. È un talento, un’inclinazione naturale che permette di riconoscere gli uomini in mezzo a tutti gli altri. Una donna non dovrà mai seguire nessuna regola per essere amata. Una donna riuscirà a rendere miti le tempeste di ogni uomo, ma molti uomini non sapranno affrontare neanche la più tenue delle piogge di una donna.

Ombrelli o folate di vento contrario. È l’uomo che sceglie come affrontare quella pioggia, ma se ne avrà paura, vorrà dire che è suo desiderio vivere sotto un perenne sole, paradosso di un giorno senza notte e senza fine, perché, per quanto la luce sia vita, ognuno di noi non deve mai permettere a nessuno di cancellare la propria ombra e di sconfessare con sarcasmo infantile, il potere ancestrale del buio e i timori della notte.

Un uomo che alla fine della sua vita non avrà capito una donna, non avrà capito se stesso. Continuerà a guardarsi intorno cercando chi sorride alle sue battute, chi lo ha amato per quello che è, illudendosi che esista la perfezione, riconoscendola in chi si presenta con costanza nella sua vita e alle spalle invece avrà ricamato altre cento vite per resistere, divertirsi, gabbarlo, mentre lui si sentirà un re che si è salvato dall’unica cosa che invece avrebbe potuto salvarlo. Troverà solo specchi rotti e petali secchi di rose sgranate al sole.

Quella donna sarà ancora là fuori, da qualche parte, forse ad avere paura, a sentirsi imperfetta, ma sarà lì. Con una mano disegnerà un profilo sbagliato, con l’altra curerà un amico, con la bocca canterà, mentre le mani accarezzeranno, i piedi giocheranno a tirare sassi lungo la strada, le orecchie ascolteranno una poesia e le gambe mostreranno la sua voglia di non fermarsi.. la mente penserà già a cos’altro fare. Sarà caotica e meravigliosa. Imperfetta e unica. Riuscirà a chiudere gli occhi davanti a un tramonto, perché, statene certi, lei si sarà salvata

Freud diceva “L’amore è il passo più vicino alla psicosi”, attenzione, dunque, a dichiararvi sani, perfetti e felici e a vedere psicopatie solo nella vita degli altri,  perché significherebbe solo che non avete mai amato, neppure voi stessi

L’inchino delle ali

Una donna dovrà chiedere sempre permesso, persino quando saranno gli altri a invadere le sue stanze.. Sì, una donna dovrà avere cura di non disturbare, di non fare confusione, di essere garbata, delicata, di non sporcare, di pulire, di alleviare il dolore e i tormenti di tutti quelli che la circondano.. E lo farà, potete scommetterci.. Lo farà anche quando non avrà tempo, anche quando non avrà spazio e la misura dei suoi passi non troverà collocazione in nessun metro umano; studierà come tutti gli altri, capirà come tutti gli altri, lavorerà come, più, di tutti gli altri e, se tutto questo non dovesse bastare, riuscirà a sconfinare oltre ogni ragione e tempo, e arriverà a trovare sollievo oltre l’orizzonte, dove la gentilezza prenderà i colori di un tramonto, incontrerà i favori del vento e la culla lieve del mare.. Lì troverà ristoro, e crederà in un futuro nuovo, in una mano che la accarezzerà, in qualcuno che finalmente la porterà in salvo.. Tuttavia il tramonto non dura che il tempo di un attimo e in uno stesso respiro compie e chiude la sua affascinante recita.. Lei cavalcherà senza fermarsi la nuova notte, avrà paura ma non chiederà aiuto, perchè anche in quel caso avrà qualcuno di cui prendersi cura.. La notte continuerà e sembrerà lunga, ma lei si ostinerà a sentirsi luce. Cosa le darà il mondo in cambio? Come verrà ricompensata dall’essere umano? E il mare? Il suo mare? No.. non avranno pietà, gli esseri dalle mille facce la tratteranno come carne di piacere e bocca di silenzi che possa essere caverna e brace, sempre accesa se tutto tace.. Le chiederanno di ballare, di piegarsi, di godere, ma nessuno le chiederà di sapere; dovrà studiare più degli altri, dovrà nascondere il seno, piegarsi meno, sorridere e trovare il siero del veleno.. Lei lo farà, non si arrenderà, cambierà strade, non si piegherà; ricomincerà, farà un inchino a se stessa e a ogni giorno in cui non avrà perso la sua dignità

Il segreto del tempo

Se fosse il tocco a salvarvi dal vostro tempo, allora sigillate le bocche, liberate gli occhi, piegatevi sul filo del mare e siate fragili, poiché chi riflette se stesso nel sale, conosce il segreto del tempo e non lo sa spiegare

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