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Giovanni Allevi – Su quella poltrona vuota, c’era l’infinito…

Due tempi. Un tempo. Il silenzio. Ritrovarsi davanti alla musica, così come ci si ritrova davanti a un Dio che non ha ragioni ma, nella ragione, ti restituisce il senso di ogni cosa. Giovanni Allevi, non dovrei aggiungere parole, perché non ce ne sarebbero. Serve anima e, quella, ce l’abbiamo tutti. Nascosta. Dimenticata, mai nuova, mai trapassata. L’anima. Tutti. Giovanni ha ricordato degli inizi, quando suonava davanti a non più di quindici persone e, quelle, erano la sua felicità. C’è stato un tempo in cui, il Giovanni già Compositore Allevi, ha visto una poltrona vuota e il cuore, in quel momento, ha perso un battito. Si è chiesto perché. Oggi, se fosse davanti a me, vorrei dirgli che su quella poltrona vuota c’era tutto, c’eravamo noi; c’erano quelli che non avevano materia per raggiungerlo; c’era l’estasi, la frenesia, la voglia ardente in cui il presente ammette il suo limite e,  in un acme esplode e diviene infinito. Nessun orecchio umano potrà tradurre in parole quello che la musica crea nei meandri di una percezione così microscopica da riuscire a divenire voce muta di quell’infinito. Ho ascoltato Tomorrow come se avessi ascoltato la voce di quel Dio che, in qualsiasi forma ognuno di noi gli dia nome, ha voluto accarezzare il genio, l’estro, la totale ammissione di arte eccelsa tra le mani, le costole rotte, il tremore, il sangue che l’occhio umano non vede tremare, ma che scuote la vita. Il destino non l’ha lasciata su quelle mani, strumento nello strumento; l’ha resa nostra, l’ha resa di tutti. Noi siamo stati infinito, su quella poltrona, da quella poltrona, con te lo saremo sempre. Grazie, Giovanni.

Domani, non ha senso che torni domani,
non ha senso se non so essere oggi.
Sono stanco. C’è un gesto che non controllo,
c’è un sangue infuocato che non gestisco.
Eppure, quella là fuori sembra l’alba… o, forse, è il tramonto?
È la fine del giorno o inizia?
Dormo, è giorno e sono vento.
Sono nuvola, pioggia o colore di alba accesa.
Ha bisogno di me. Il cielo ha bisogno di me perché, senza la mia presenza non sarebbe estasi,
non sarebbe incanto, non conoscerebbe il rosso interrotto che nuovamente diventerà celeste.
Che bella… che dolce l’armonia, io stesso mi sento poesia.
Non importa quanto.
Uno? Due? Cento? Io non sono il tempo.. io, l’ho messo sui tasti e lui, spavaldo e intenso, ha spazzato via il turbamento.
Adesso tremo ancora. Eppure, insieme a me, tremate tutti voi perché chi vive vibra, brucia, forse si spegne e geme sul tramonto, ma non si arrende perché c’è ancora una scintilla che sa di fiato che che, a questa vita, s’apprende.

Io Prima Di Te – Vivi bene. Semplicemente, vivi.

locandinaChi mi conosce sa che è quasi impossibile che io veda un film senza sapere prima se ci sia o meno il lieto fine. Non chiedetemi perché, ma da parecchi giorni mi girava in testa l’idea di vedere il film completo Io prima di te, senza scene da saltare, senza eliminare il finale, tutto, per intero… tutto. Quello che provo in questo momento è così forte che non riesco quasi a trovare le parole, mi sembra per la prima volta che quello che sento sia talmente inteso che nessun poeta del mondo potrebbe aiutarmi a trovare le parole adatte, perché esse non renderebbero comunque merito a quello che provo. Io che vedo un film che finisce, non male… di più… Io che sento di avere visto un film che finisce non bene, di più. Non prendetemi per pazza, ma questo è l’amore… l’amore è questo! Difficile che si cambi per amore, al contrario, l’amore sottolinea i tuoi desideri e ti rende ancor di più te stesso. Accade così per i due protagonisti, Lou e Will. Cosa vuole dire davvero questa storia? Semplice, quasi sconvolgente per la sua semplicità. Un concetto assurdo e talmente giusto da sconcertare: l’amore non è cambiare per qualcuno, l’amore è restare se stessi accanto a qualcuno che ci ama esattamente così come siamo, qualcuno a cui riusciamo a dare il meglio di noi semplicemente essendo noi stessi. Will è già se stesso, ha preso la sua decisione e sente per di essere amato, come uomo, al di là della scelta di morire o meno. Se vogliamo vedere il film come un banale dibattito eutanasia sì/eutanasia no, allora possiamo armarci e combattere fino allo stremo, ma non è questo il punto della situazione.

Quando si incrina per un attimo il loro rapporto? Quando Lou resta delusa poichè Will non ha cambiato idea. Lou pensava che il suo amore lo avrebbe cambiato, ma l’amore non cambia le persone, le esalta, le fa uscire fuori, le fa sentire uniche, ma non le cambia. Ecco il doppio binario, l’amore di Will per Lou, e la morte in cui viveva Lou, spenta, in una vita che non le apparteneva, vivendo al di sotto del suo “potenziale”.

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Will: “Sai cosa vedo in te Clark?”
Lou: “Non dire potenziale”
Will: “Potenziale”

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Ecco cosa fa l’amore ci rende improvvisamente consapevoli di ciò che siamo, di quello che abbiamo dimenticato, spolvera l’anima dalle paure che la soffocano. Disarmante l’interpretazione della protagonista che vive la vita sorridendo, come se niente la possa toccare davvero, e improvvisamente resta nuda davanti a se stessa.

Molte donne sognano un amore che si presenti davanti a loro con una bella macchina e un anello al dito, altre donne cercano soltanto un corpo caldo per procreare… e poi ci sono loro, le donne che l’amore, quello vero, lo disegnano con una matita invisibile nascondendolo in un pensiero che appartiene solo a loro e lo riconoscono là, proprio là. Il giorno del loro compleanno quando stanno per scartare un regalo e dentro trovano un paio di calze gialle e nere che le fanno saltare di gioia restituendo memorie di un’infanzia non troppo lontana e riconsegnando loro quel tassello di felicità che le rende di nuovo vive.

Oh, com’è è semplice amare! E quanto difficile e dispendioso per l’anima risulta il tempo perduto in faccende del tutto estranee a esso. Ci sforziamo di riconoscere il grande amore, di scavare nel cuore delle persone e improvvisamente ci rendiamo conto di averlo di fronte e di non dover fare alcuno sforzo poiché l’amore si presenta a noi nudo, bellissimo, assolutamente forte in una corazza universale che apparterrà solo a noi. Non importa quello che accadrà dopo, poiché vivere il grande amore anche solo per pochi pochi istanti vale il conto dell’eternità.

Pensavamo di vedere il film tifando per Lou, affinché convincesse Will a non morire, a restare in vita, ma Will era già vivo ed era Lou quella da salvare, è per questo che il film ha un lieto fine. Ci sono dei momenti in cui lei stessa perde coraggio, forza, guarda una parte della vita che così da vicino non aveva mai visto. Cosa può fare? Come può davvero essergli utile?

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Bernard Clark: Non puoi cambiare la natura delle persone.
Lou: E allora, uno cosa fa?
Bernard Clark: Le ama.

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Più di una volta si sdraierà su quel letto accanto a Will. Quanto amore e quanta passione c’è in quella vicinanza? Più di tutte le possibili scene emozionanti, erotiche, appassionate che mai potremmo vedere. Sono uno accanto all’altra, il mondo al di fuori di quella stanza. Sufficiente. Più che sufficiente? Sì, semplicemente sublime.

Ha ragione Will:

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“Ama ogni istante”

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Non rompiamo il mondo con l’odio che dà voce all’insoddisfazione latente nella vita di ognuno di noi che cerca sfogo solo colpendo gli altri e creando dolore intorno a noi. Dedichiamoci a cosa amiamo davvero. Dedichiamoci alla vita, all’amore, ai sogni, poiché niente è più reale di una vita vissuta seguendo ciò che portiamo nel cuore.

Dirsi addio ha davvero valore, quando chi amiamo resta nel cuore?
No.
Non è mai un addio.
Un amore, quell’amore, resta per sempre.

Un piccolo stralcio della lettera che Will lascia a Lou Clark:

“…Ci si sente sempre disorientati quando si viene sbalzati fuori dal proprio angolino rassicurante. Ma spero che tu sia un po’ elettrizzata. Il tuo viso quando sei tornata dall’immersione mi ha detto tutto: c’è fame in te, Clark. C’è audacia, l’hai soltanto sepolta, come fa gran parte della gente. Non ti sto dicendo di buttarti da un grattacielo o di nuotare con le balene o cose di questo genere (anche se in cuor mio mi piacerebbe che lo facessi), ma di sfidare la vita. Metticela tutta. Non adagiarti. Indossa quelle calze a righe con orgoglio. E se proprio insisti a volerti sistemare con qualche tizio strampalato, assicurati di mettere in serbo un po’ di questa vitalità. Sapere che hai ancora delle possibilità è un lusso. Sapere che potrei avertele date io è stato motivo di sollievo per me. Così stanno le cose. Sei scolpita nel mio cuore, Clark, fin dal primo giorno in cui sei arrivata con i tuoi abiti ridicoli, le tue terribili battute e la tua totale incapacità di nascondere ogni minima sensazione. Tu hai cambiato la mia vita molto più di quanto questo denaro potrà cambiare la tua. Non pensare a me troppo spesso. Non voglio pensarti in un mare di lacrime.
Vivi bene. Semplicemente, vivi.
Con amore, Will”

 

Un granello di sabbia

Ci sono tempi che cavalcano così velocemente, tanto da confondere il vento con il movimento della terra. Ci sono giorni in cui ti stendi fra le pagine del destino e ti abbandoni fluttuando verso abbracci, che potrebbero rispondere a ognuna delle tue domande. Che poi, alla fine, una risposta non c’è. Ci imbelliamo di parole e forme composte, e non ci arrendiamo mai all’evidenza che le cose più forti della vita si sentono con il cuore, sempre. Quando il cuore è felice. Quando il cuore si rompe. Quando il cuore vaga come nello spazio, senza gravità, cercando tutti gli altri pezzi. Chi ci sia davvero al di là di quello spazio, non ci è dato saperlo. Io ho sempre creduto in un Dio che ha creato tutte le cose, un Dio che ogni nazione ha la libertà di chiamare con il nome che la storia del suo popolo ha ritenuto più opportuno. Non credo che esista un Dio che abbia stilato delle regole precise per ottenere grazie o miracoli. Credo che quel Qualcosa di superiore ci aiuti a mettere una mano sul cuore per sopravvivere, anche quando le domande si fanno troppe. Il libero arbitrio è l’unica cosa vera che abbiamo, che rende vano anche il continuo appellarsi al destino. Noi scegliamo la nostra strada. Noi scegliamo chi essere, in cosa credere, cosa diventare, a quali compromessi scendere e da quali salvarci, per dimostrare a noi stessi che, alla fine, l’unica cosa che conta e che resta è la dignità che ci restituisce lo specchio. Tutto il resto è una lotta, una lotta continua. Una lotta fra ciò che siamo e ciò che ci sforziamo di essere per la società. È la verità che vince, sempre, nonostante tutti. Se combatti per te stesso, devi accettare di combattere senza armi, se non quelle che ti porti dentro. Quando all’inizio de La Storia Infinita comunicano al giovane Atreyu che solo lui potrà salvare l’Infanta Imperatrice dalla morte, che causerebbe la fine del mondo di Fantàsia, lui arriva alla Torre d’Avorio con la divisa da cacciatore del bufalo, ma non servirà. Gli viene chiesto di abbandonare tutte la armi e di partire solo, senza niente addosso, solo con l’Auryn, il simbolo del bene e del male, due serpenti intrecciati, uno bianco, l’altro nero. L’Auryn gli mostrerà la strada giusta perchè chi porta l’Auryn agisce in nome nell’Imperatrice. Chi siamo? In cosa crediamo? Chi rappresenta il nostro Auryn? Non importa chi sia, che cosa rappresenti e quale nome gli darete. Più pericoloso del credere in qualcosa, c’è solo il non credere in niente, poichè chi non crede in nessuna cosa, alimenta il mondo del Nulla. Scegliete qualcosa in cui credere, qualcosa che possa comandare il cuore verso la verità. Qualcosa che vi consoli quando le ingiustizie saranno talmente tante, che vi fermerete a chiedervi a cosa serve nella vita essere se stessi. L’Auryn è il vostro simbolo, è idealmente ciò che siete, l’insieme dei vostri valori. Desiderate davvero vincere sempre su tutto? Sventolare obiettivi raggiunti o lustrini o post pubblici per sottolineare chissà che cosa nella vostra vita? Desiderate davvero credere che umiliare qualcuno o deriderlo possa rendervi migliori? Desiderate davvero usare la fede per mettervi al sicuro, per seguire pedissequamente regole o riti che possano assicurarvi il Paradiso? Oh, non credo che lo vogliate veramente. Ma siamo tutti esseri umani, vorremmo non essere vittime di ingiustizie, di slealtà, di pugnalate alle spalle. Tutti vorremmo non prendercela con il Fato, con chiunque, con le trame strane di una vita incomprensibile. Non importa davvero ciò che possiamo raggiungere, ciò che importa è  la chiarezza e la bellezza delle impronte che lasceremo nel nostro cammino. A volte saranno impronte nitide e chiare, altre volte saranno stentate e dolorose, altre volte per la stanchezza saranno trascinate, ma saranno nostre e in ogni passo riconosceremo ciò che profondamente siamo e che mai dovremo dimenticare di essere: noi stessi!

E se perderete ancora? Se dovesse essere troppo tardi? Non importa. Potrete sempre ricominciare da un granello, da un piccolo granello di sabbia, da quel piccolo luminoso granello di sabbia che c’è sempre, nascosto in una parte di voi. Si nutre di poco, quel poco che può diventare tutto, quel poco che può ricostruire da zero il’intero mondo di Fantasia: la speranza di sognare ancora.

* * *

Bastian: Fantàsia è stata distrutta?
Imperatrice: Sì.
Bastian: È stato tutto inutile.
Imperatrice: No, non è vero, Fantàsia può ancora risorgere. Dai tuoi sogni, dai tuoi desideri.
Bastian: E come?
Imperatrice: Apri la mano… C’è qualcosa che desideri?
Bastian: Non lo so.
Imperatrice: Allora Fantàsia non esisterà più. Mai più.
Bastian: Quanti ne posso dire?
Imperatrice: Tutti quelli che vuoi, più tu ne esprimerai più il regno di Fantàsia sarà splendido

Il Conforto – Tiziano Ferro e Carmen Consoli cantano l’anima

Il conforto arriva come necessità. Resta latente per un tempo infinito, grida dentro, da qualche parte, là… nell’anima. Confonde, dilania, esalta, è un attimo, solo un istante, un bisogno primitivo. Chi può darci conforto? Chi è la chiave? Chiunque può esserlo. Dovunque puoi trovarlo. Una madre, un amico, un amore; ma se l’amore è conforto, allora diventa sublime, si esalta a un livello superiore, un livello che diventa incanto, l’incanto di due persone che si completano, si desiderano, si supportano, due persone che crescono, si scontrano, si fanno del male, si fanno del bene, nel tentativo di cercarlo quel conforto, quell’equilibrio. Un’intesa empatica, che detta il ritmo del cuore di due persone, tanto unite da essere una cosa sola, tanto uniche da essere due in uno

Adesso sono certa della differenza tra
prossimità e vicinanza
eh, è il modo in cui ti muovi
in una tenda in questo mio deserto

Una tenda nel deserto, un movimento nuovo che sa di casa, sa di vita, sa di conforto. Non esistono regole, è solo un sentirsi, un riconoscersi, un esserci, sempre.

Sarà che piove da luglio
il mondo che esplode in pianto

Sarà che non esci da mesi
sei stanco e hai finito i sorrisi soltanto

Il desiderio diventa necessità, il conforto rompe le barriere, spalanca le porte, libera la tristezza, la lascia là fuori, nel mondo, da qualche parte

Per pesare il cuore con entrambe le mani mi ci vuole un miraggio
Quel conforto che

Ha che fare con te
quel conforto che ha che fare con te
per pesare il cuore con entrambe le mani ci vuole coraggio

Ogni parola sarebbe superflua, Il Conforto parla dritto al cuore, diventa melodia, si sublima in emozione suprema, si fonde nell’ascolto, nell’abbraccio dei sue protagonisti e, in quell’abbraccio, genera conforto per ognuno di noi, per chiunque lo abbia trovato, per chiunque lo stia ancora cercando, per chiunque senta in questa musica la speranza che quel conforto, là fuori, esiste per tutti

Nuvole bianche – Nasce il giorno e il nuovo fiato

Nuvole bianche scaldano l’inverno nuovo e si dimenticano di lei, sul ciglio del sole; abbandonata, libera, come senza vento, senza notte; bianca come il cielo di luce, che occhio umano non può vedere. La musica incalza e corre, corre senza passi. Non ha gambe, nè ali, solo piedi di vento. Si poggia su di te, nuvola sospesa. E’ una musica sublime, senza tempo, nè confine. Si sposa al cuore, raccontando alle ferite, la saccenza di un amante che, testardo e innamorato, soffia forte su quel cuore, presuntuoso di risposte e soluzioni. Il giorno non è pieno e non è caldo, non è freddo e non è vuoto. Mezzogiorno leva il tempo del ricordo. Si ferma ancora il vento, lontano, incontrollato; ricaccia prepotente ogni nome e ogni niente. Si avvicina. Non la guarda, ma sospira e, lento, avanza. L’accarezza promettendole che niente sarà più solo ricordo, ma ha paura, lei, non sente. Non concede il suo respiro. Fugge ancora. Poi ci pensa, circondata da quel mezzo cielo bianco. Mezzogiorno è alto in cielo. Lento brucia ogni dolore. La corteggia. Non si arrende, ma lei fugge sorridendo. Forse è presto, si distende. Io ti salvo, lui risponde. Un profumo di bambagia. Una nuvola che soffia, fra le vesti, prepotente. È l’amore, che sorprende e non si arrende che combatte anche il passato, lo combatte col presente. Ogni angolo smussato, dai dolori levigato, si concede in un istante a quel sogno, finalmente. In un attimo è leggera, una nuvola anche lei, fra le nuvole, anche lei… Tutto sfiora la sua pelle. Non c’è veste, nè materia; la memoria è leggera e, nel cielo, si fa sera. Non la lascia. Non la perde. Lui la ama. Lei lo sente. Chiude gli occhi. Sente il tempo, le rincorse, le risate e ogni attimo è certezza. Cielo, monte, mare e ambrosia. Si trasforma in un istante… poi incanto… e promesse… e sorrisi sulla pelle. Lei non teme più il passato. Si distende sul dolore, nasce il giorno e il nuovo fiato. Seni, liberi e ruffiani, nel disegno complicato che  dal monte fino a valle, sfiora e scivola sul ventre e, ubriaco di sapore, lascia entrare primavera, che schiudendosi all’amore, si concede alla delizia, al concerto dell’intesa. Or distesi al nuovo sole, è un incanto, un incanto il loro amore

Non esiste amore sprecato – Roberto Benigni

Il tempo passa e il problema fondamentale dell’umanità da 2000 anni è rimasto lo stesso: amarsi. Solo che ora è diventato più urgente, molto più urgente… e quando oggi sentiamo ancora ripetere che dobbiamo amarci l’un l’altro, sappiamo che ormai non ci rimane molto tempo. Ci dobbiamo affrettare, affrettiamoci ad amare. Noi amiamo sempre troppo poco e troppo tardi. Affrettiamoci ad amare, perchè al tramonto della vita saremo giudicati sull’amore, perchè non esiste amore sprecato e perchè non esiste un’emozione piú grande di sentire, quando siamo innamorati, che la nostra vita dipende totalmente da un’altra persona; che non bastiamo a noi stessi e che tutte le cose, ma anche quelle inanimate come le montagne, i mari, le strade, il cielo, il vento, le stelle, le città, i fiumi, le pietre, i palazzi… tutte queste cose, che di per sè sono vuote, indifferenti, improvvisamente quando le guardiamo si caricano di significato umano e ci affascinano, ci commuovono… e perchè? Perchè contengono un presentimento d’amore. Anche le cose inanimate. Perchè il fasciame di tutta la creazione è amore e perchè l’amore combacia con il significato di tutte le cose: la felicità. Sì, la felicità.. e a proposito di felicità… Cercatela, tutti i giorni, continuamente… e anzi, chiunque mi ascolti ora, si metta in cerca della felicità ora, in questo momento stesso, perchè è lì, ce l’avete, ce l’abbiamo. Perchè l’hanno data a tutti noi. Ce l’hanno data in dono quando eravamo piccoli, ce l’hanno data in regalo, in dote ed era un regalo cosí bello che l’abbiamo nascosto, come fanno i cani con l’osso, quando lo nascondono; e molti di noi l’hanno nascosto cosí bene che non si ricordano piú dove l’hanno messo, ma ce l’avete, ce l’abbiamo. Guardate in tutti i ripostigli, gli scaffali, gli scomparti della vostra anima, buttate tutto all’aria: i cassetti, i comodini che avete dentro… vedrete che esce fuori, c’è la felicità. Provate a voltarvi di scatto, magari la pigliate di sorpresa, ma è lì. Dobbiamo pensarci sempre alla felicità e anche se lei qualche volta si dimentica di noi, noi non ci dobbiamo mai dimenticare di lei,  fino all’ultimo giorno della nostra vita.
E non dobbiamo avere paura nemmeno della morte, guardate che è più rischioso nascere che morire, eh! Non bisogna avere paura di morire, ma di non cominciare mai a vivere davvero. Saltate dentro l’esistenza ora, qui, perchè se non trovate niente ora, non troverete niente mai più. E allora dobbiamo dire sì alla vita, dobbiamo dire un sì talmente pieno alla vita, che sia capace di arginare tutti i no perchè non sappiamo niente, non ci si capisce niente, ma si capisce solo che c’è un gran mistero che bisogna prenderlo com’è e lasciarlo stare. La cosa che fa piu impressione al mondo è la vita che va avanti e non si capisce come faccia. Ma come fa? Come fa a resistere? Come fa a durare così? E’ un altro mistero e nessuno lo ha mai capito, perchè la vita è molto più di quello che possiamo capire noi, per questo devi resistere! Se la vita fosse solo quello che capiamo noi, sarebbe finita già da tanto, tanto tempo… e noi lo sentiamo, lo sentiamo che da un momento all’altro ci potrebbe capitare qualcosa di infinito… e allora a ognuno di noi non rimane che una cosa da fare….. inchianarsi

 

Pietro Nenni – 9 febbraio 2016

Il 9 febbraio nasceva a 1891 nasceva a Faenza Pietro Nenni. Il politico italiano, colonna portante del Partito Socialista Italiano, si distinse in ogni momento della sua vita per il temperamento ribelle, che non taceva la voce di un pensiero perPietro_Nenni2sonale su ogni cosa. La ricerca del giusto si fece strada già dai tempi in cui, a causa della morte del padre, fu chiuso nell’orfanotrofio Maschi Opera Pia Cattani destando malumori per le scritte lasciate nei corridoi in cui esprimeva il suo sostegno all’anarchico Gaetano Bresci, che il 29 luglio del 1900 aveva attentano fatalmente alla vita di Umberto I di Savoia. Il giovane Nenni riuscì a trovare impiego in una fabbrica di ceramiche, ma l’incarico non durò molto. Egli fu infatti licenziato per avere partecipato a uno sciopero di agricoltori, evento che comportò anche l’espulsione dall’orfanotrofio.

Definito dai più, un giornalista pacifista, Nennì aderì al Partito Repubblicano Italiano partecipando alle proteste contro la guerra italo – turca e dividendo un periodo di prigionia con Benito Mussolini.

Interviste A colloquio con Pietro Nenni - Cinecittà Luce

Storicamente da non dimenticare è l’anno 1919, durante il quale Pietro Nenni fondò il primo Fascio di Combattimento di Bologna. Risale al 1921 invece, l’abbandono del Partito Repubblicano per aderire al Partito Socialista Italiano, in un momento politico delicato che vedeva la scissione tra comunisti e socialisti.

Il suo schieramento gli comportò la persecuzione dal regime mussoliniano, soprattutto dopo il 1926, anno in cui fondò il settimanale Il Quarto Stato. La sua precaria situazione politica lo portò all’esilio in Francia proprio nel momento in cui in Italia il movimento fascista sostenuto dall’appoggio della monarchia, sopprimeva tutti i movimenti di opposizione, sopprimendo quindi il Partito Socialista Italiano.

Nenni non tradì mai le sue convinzioni politiche, ricoprendo la carica di segretario per quattordici anni, fino al 1945. Fu confinato a Ponza, ma alla caduta di Mussolini fu liberato e insieme a Sandro Pertini e Giuseppe Saragat diede vita al Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria.

Disse di lui Oriana Fallaci: “Sarebbe stato uno splendido presidente della Repubblica, e ci avrebbe fat2to bene averlo al Quirinale. Ma non glielo permisero, non ce lo permisero. I suoi amici prima ancora dei suoi nemici”

“Senza democrazia e senza libertà tutto si avvilisce, tutto si corrompe, anche le istituzioni sorte dalle rivoluzioni proletarie, anche la trasformazione, da privata a sociale, della proprietà dei mezzi di produzione e di scambio che dell’economia socialista è pur sempre la condizione principale, ma nell’etica socialista è pur sempre il mezzo e non il fine, il fine essendo la liberazione dell’uomo da ogni forma di oppressione e di sfruttamento”
Pietro Nenni, Mondo Operaio, 1955

pietro nenni 125 anni
Targa sulla casa natale di Pietro Nenni in occasione dei 125 anni dalla nascita – Foto tratta da http://www.faenzanotizie.it/articoli/2016/02/07/deposta-una-targa-sulla-casa-natale-di-pietro-nenni.html

Meraviglioso Montalbano – Quando la televisione diventa sublime

il-giovane-montalbanoIeri sera Rai 1 ha trasmesso l’ultima puntata della seconda stagione de Il Giovane Montalbano. Una puntata emozionante che ha regalato ai telespettatori uno squarcio emozionante di una Sicilia che nel maggio del 1992 conosceva il terrore dell’attentato al giudice Giovanni Falcone. Un Michele Riondino interprete magistrale padrone di un’espressione e di una gestualità che quasi non necessitano dell’uso della parola. Il Giovane Montalbano, antefatto delle vicende del classico Il Commissario Montalbano ha osato là dove era impresa difficile essere paragonati a una delle serie che la Rai annovera fra i suoi più grandi successi

Ebbene il risultato è stato un crescendo, una poesia dove niente è stato lasciato al caso. Ti sembrava di esserci, di sentire l’odore di zagara o il sale sulla pelle dopo le mareggiate a Marinella. Un dipinto animato che dalla casa editrice Sellerio, dalle mani di Andrea Camilleri e Francesco Bruni hanno lasciato in pellicola un ricordo da portare nel cuore. Il tutto sottolineato da una colonna sonora avvolgente che in questi giorni ha risvegliato la curiosità di molti di quei telespettatori che su you tube hanno cercato e condiviso, fra le altre, Lu jornu ca cantavanu li manu di Olivia Sellerio

Niente è stato lasciato al caso, accogliendo telespettatori di tutta italia sul divano di quella terra di Sicilia così dolce, amara e insostituibile. La terra che fa paura e attrae. La terra che vende la tristezza degli abitanti a cui non dà lavoro, ma che come la ninfa più suadente, libera un’eco che richiama alla propria origine. Alessio Vassallo nei panni di Mimi Augello ha regalato ai telespettatori risate e commozione per un’amicizia che riesce a non scadere nella banalità. Un’amicizia in cui ognuno resta se stesso esattamente consapevole di ciò che lo rende completamente diverso dall’altro, ma con quel sottobosco di affetto che è fatto di stima reciproca e di quel tacito “Io ci sono”Beniamino Marcone perfetto nel ruolo del giovane Giuseppe Fazio fidato al fianco di Montalbano che non perde occasione per ricordagli che forse il Commissariato senza di lui non sarebbe davvero più stata la stessa cosa. E poi c’è Sarah Felberbaum nei panni della sicura e delicata Livia Burlando che dà voce al nord, a Genova, svelandoci la calma passione di un amore che sembra silenzioso, ma che diventa prepotente in un cuore che si rende consapevole di non poterne fare a meno. Una serie da non perdere per il gusto curato di ogni dettaglio, ogni interprete, ogni comparsa e tutti quelli che sono alle spalle della telecamera. Le luci, gli sceneggiatori, gli scrittori, i truccatori, tutti, nessuno escluso

In una delle ultime scene Salvo Montalbano vede in televisione uno spezzone reale  in cui si assiste allo scontro fra colui che sarebbe diventato il Presidente della Regione Sicilia Totò Cuffaro e il giudice Giovanni Falcone

Il Mandolino del Capitano Corelli – Video sul significato dell’amore

Quando si accende l’amore è una pazzia temporanea. L’amore scoppia come un terremoto e in seguito si placa e quando si è placato bisogna prendere una decisione, bisogna riuscire a capire se le nostre radici sono così inestricabilmente intrecciate che è inconcepibile il solo pensiero di separarle. Perché questo è… l’amore è questo. L’amore non è turbamento, non è eccitazione, non è il desiderio di accoppiarsi ogni istante della giornata, non è restare svegli alla notte immaginando che lui sia lì a baciare ogni parte del tuo corpo. Non arrossire, ti sto dicendo delle verità. Questo è semplicemente essere innamorati e chiunque può facilmente convincersi di esserlo. L’amore è invece… è quello che resta nel fuoco quando l’innamoramento si è consumato. Non sembra una cosa molto eccitante, vero? Ma lo è. Tu credi di poter anche solo immaginare che arriverai a provare questo per il Capitano Corelli?

Il Mandolino del Capitano Corelli

Un messaggio dal tuo tempo

Quando il tempo confonde il battito del cuore con quello del resto del mondo, credi di dovere ritrovare il ritmo giusto, di adeguarlo al resto, di aspettare che il respiro perfetto ti ridia la forza di correre con lo stesso passo degli altri. Poi ti accorgi che niente di quello che aspetti forse è davvero quello che volevi, e che il destino, lungimirante, sapeva che non solo non era quello che volevi, ma non era neanche quello di cui avevi bisogno. Questo video deve essere ascoltato, letto, respirato, vissuto, quando siete da soli, quanto potete fare esplodere la musica di sottofondo che lo accompagna, come se ogni parola fosse sottolineata con il respiro del fuoco e l’esaltazione di uno stato che raramente si riesce a raggiungere.

Qualunque sia il concetto che voi abbiate di Dio, consideratolo come la natura, come un Dio cristiano o come chiunque possa rappresentare qualcosa in cui credete, perchè perdere le cose belle della vita solo perchè impegnati a ricordare i limiti che ci dividono per razza, lingua, religione, credenze, è solo una grande perdita di tempo. L’unica vera cosa che ci unisce sono le differenze che ci fanno diversi, unici, riconoscibili in un mondo di clonimat2

Tu che cammini stanco lungo la stessa strada di ieri perchè hai perso la voglia di percorrerla. Che hai cucito addosso una maglietta che ti sta bene perchè ha la convenienza e l’emozione con cui scendere a compromessi per andare avanti. Tu che pensi che basterà questo per renderti felice, basterà quella misura giusta, ma ripensi ancora a quella maglietta che vorresti avere il coraggio di riprovare e non ne hai il coraggio, perchè hai paura di rischiare, di restare di nuovo nudo

mat7Tu che stai correndo perchè hai imparato che chi va piano nella vita a volta rischia di dimenticare persino il suo stesso nome e allora corri, corri, corri, per non pensare, perchè sai che il rumore del vento contro il finestrino spalancato dell’auto si sposerà alla musica dell’autoradio e sarà perfetto, sarà come se la musica ti leggesse dentro e come se il vento lo sottolineasse e non saprai mai se sarai o meno felice, ma sai che riesci ancora a emozionarti e allora alzi ancora di più il volume della radio e ti godi la strada, ti godi la vita, di godi la meta

Tu che stai ridendo davanti a un panino, perchè l’ora di pranzo è appena arrivata e il lavoro ti ha stancato talmente tanto che speri che la pausa duri ancora di più del tempo che ti è concesso, ma non ci pensi più del dovuto perchè sei impegnata a ridere, a raccontare, a respirare nei racconti deglimat3 altri, nelle loro storie, nei loro occhi e saprai che questa sera avrai vissuto un altro tassello di questo puzzle così incasinato della tua vita che, sarà ancora un caos, ma che è tuo e sai che se tornassi indietro rifaresti ogni singola cosa sbagliata, ricrederesti in ogni singola persona, non avresti cura dei consigli degli altri perchè ti avrebbero sì condotto a un destino migliore, ma non ti avrebbero permesso di sporcarti le mani di lacrime, di passioni, di desideri, di baci mozzafiato, di respiri rubati, di attese infinite, di telefonate, di litigi silenziosi e riappacificazioni melodiose. E ne sei sicuro. Sì. Rifaresti tutto.

E a te, che ora leggi queste pagine, che ti chiedi in quale di queste persone tu possa identificarti. Eccoti il tuo di tempo. Quello che prendi per te. Oggi. Domani. Il giorno dopo ancora. E lo farai proprio nello stesso momento in cui ti renderai conto che ogni parte di te è una parte di tutti loro, di ogni singolo esempio, di ogni singolo caso, in ogni canzone che sentirai ci sarà una parte di te, una parte di lei, una parte di lui. Dei tuoi ricordi. Del tuo presente. E ti renderai conto che non ha senso continuare a vivere nel ricordo di un sublime passato, poichè la vita è fatta per andare avanti e forse quel passato è bello proprio perchè è chiuso in un tempo finito. Può sempre accadere che il passato torni a essere futuro, ma è una magia che spetta a quel silenzioso tessitore che si chiama Destino e che tu lo voglia o no, qualsiasi sia il nome che hai deciso di dargli, l’unico meraviglioso ruolo che potrai avere in questa vita sarà quello di essere artefice delle strade che sceglierai, degli errori che ti porteranno ad amare ancora di più questa meravigliosa partitura che ti incanta di infinito e di terreno e che dovunque, in ogni luogo, il mondo chiama vita

mat4Resta un essere sopra le righe, le tue righe!

Sorridi quando gli altri si chiedono che cose ti dia ancora la forza di farlo.

Muoviti come in una danza per fare del tuo corpo un’altra voce sensuale, confusa, inimitabile. Un messaggio dal tuo tempo. Un messaggio per ogni tempo

Scrivi anche se non riuscirai a fermarti. Scrivi di notte, al buio quando c’è solo una piccola luce e sai che sarà sufficiente. Che ti basterà. Scrivi sempre, anche quando gli altri ti regaleranno silenzio, perchè non avrai niente da rimpiangere. Perchè capirai che hai scritto talmente tanto che hai portato su l’anima, l’hai buttata sulla carta anche per tutti gli altri. E non importa se resterà il silenzio dalla bocca da cui attendevi parola. Perchè quello che hai scritto farà talmente rumore che non ti sentirai mai sola e alla fine sarà proprio quel rumore che arriverà fino all’altra parte del mondo. Un rumore che qualcuno ascolterà senza sapere che è nato là dove c’era silenzio e allora, sorridendo, leggerà tutte le tue parole. Riderà con te. Navigherà nei tuoi giorni, nelle tue storie, nelle tue lacrime, in ognuna delle tue parole e ti troverà.mat5Cavalcherà i cieli e i destini avversi e, al tramonto di tutti i giorni tristi, ti spoglierai di ognuna di quelle pagine, veli su veli e resterai nuda.. Ti sentirai divertita e il solletico del vento sulla riva del mare ti renderanno bambina di sorrisi e donna di desideri e all’improvviso sentirai un rumore nuovo, una bocca di parole che avevi dimenticato in un sogno di troppi anni fa. Avrai persino paura di voltarti, ma sentirai il passo impercettibile delle orme che infrangono onde, sabbia e vento. E un tocco, Quel tocco. E finalmente sorriderai

Foto di Matteo Nardone