Prodotti editoriali
Mauro Di Gregorio
Colei che attese diventò pioggia di sabbia bagnata e vento di acqua di sale. I pennelli smisero di respirare, poiché la tela potesse narrare, di lei, la storia più vera.. Nuda di maschere, morbida di carne e tempo, lasciò che il seno diventasse curva di memoria e gli occhi, chiusi, raccontassero in un quadro tutto quello che era stata, tutto quello che era diventata e tutto quello che, nonostante tutto, non avrebbe smesso di essere
Se chiudi gli occhi è tutto possibile.. camminare sul mare, lasciarsi andare, ricominciare. Se chiudi gli occhi senti un silenzio che non vuole parlare, riconosci il buio, ti pieghi al dolore, aspetti un attimo, ancora un altro tempo e sorridi, ci riprovi.. la vita si fa trovare. Sì, se chiudi gli occhi non sei mai andata via, non hai dimenticato, non ti hanno abbandonato. Cuci come una fata le lacrime che hai asciugato, riconosci i colori di chi hai salvato, ricordi i sapori che hai ritrovato. Eppure, se chiudi gli occhi, è tutto possibile, persino il tuo abbraccio, persino il tuo odore, persino il tempo in cui raccoglievi le more e io ne odiavo il sapore. Non c’è logica nel tempo, non c’è forza che vinca in un combattimento. Tu lo senti, lo senti dentro e, nonostante dicembre fortifichi il tuo inverno e ti faccia aprire gli occhi per un momento, tu scopri d’essere fallibile, ammetti che niente è gestibile.. allora chiudi gli occhi, cedi all’indescrivibile perchè, se chiudi gli occhi, è ancora tutto possibile
Carizia è mancanza, bisogno, è una parola che nasce dal bisogno di nuovi capoversi. Con questo eteronimo Lucia pubblica molte delle storie che ha scritto in questi anni, con l’intenzione di dare alla sue parole finalmente una casa in cui alimentarsi, sperare e continuare a scrivere ogni verso che ne verrà.
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Quando ti ricorderai il mio nome io sarò neve in piena estate e rosso acceso di un autunno che vuole essere fuoco.. Quando ti ricorderai il mio nome avrò labbra da bambina e morbide guance appena nate alla vita. Non avrò cura d’essere bella, né voglia d’essere forte. Ti avrò attesa con così tanta voglia di essere trovata che non fingerò di non avere bisogno di te. Quando ti ricorderai il mio nome io saprò suonare quella musica che ami; mi ritroverai lì, sui tasti bianchi e neri in cui eri fiera di ascoltarmi. Non avrò fallito, non sarò sfiorata da ombre umane.
Quando ti ricorderai il mio nome io mi alzerò in punta di piedi, cercherò di essere perfetta e chiuderò gli occhi. Avrò dimenticato il tuo abbandono, la tua voce atona, non avrò memoria di questo nostro tempo vuoto, né ricorderò le sanguinose notti d’anima spenta in cui hai dimenticato di avere una figlia. No, non lo farò. Quella figlia non avrà smesso di sognarti madre, la stessa madre che, ne sono sicura, almeno in una notte di dicembre ancora mi penserà. È così che ti consegnerò la mia attesa fino al giorno in cui , forse, ricorderai il mio nome
Chi mi conosce sa che è quasi impossibile che io veda un film senza sapere prima se ci sia o meno il lieto fine. Non chiedetemi perché, ma da parecchi giorni mi girava in testa l’idea di vedere il film completo Io prima di te, senza scene da saltare, senza eliminare il finale, tutto, per intero… tutto. Quello che provo in questo momento è così forte che non riesco quasi a trovare le parole, mi sembra per la prima volta che quello che sento sia talmente inteso che nessun poeta del mondo potrebbe aiutarmi a trovare le parole adatte, perché esse non renderebbero comunque merito a quello che provo. Io che vedo un film che finisce, non male… di più… Io che sento di avere visto un film che finisce non bene, di più. Non prendetemi per pazza, ma questo è l’amore… l’amore è questo! Difficile che si cambi per amore, al contrario, l’amore sottolinea i tuoi desideri e ti rende ancor di più te stesso. Accade così per i due protagonisti, Lou e Will. Cosa vuole dire davvero questa storia? Semplice, quasi sconvolgente per la sua semplicità. Un concetto assurdo e talmente giusto da sconcertare: l’amore non è cambiare per qualcuno, l’amore è restare se stessi accanto a qualcuno che ci ama esattamente così come siamo, qualcuno a cui riusciamo a dare il meglio di noi semplicemente essendo noi stessi. Will è già se stesso, ha preso la sua decisione e sente per di essere amato, come uomo, al di là della scelta di morire o meno. Se vogliamo vedere il film come un banale dibattito eutanasia sì/eutanasia no, allora possiamo armarci e combattere fino allo stremo, ma non è questo il punto della situazione.
Quando si incrina per un attimo il loro rapporto? Quando Lou resta delusa poichè Will non ha cambiato idea. Lou pensava che il suo amore lo avrebbe cambiato, ma l’amore non cambia le persone, le esalta, le fa uscire fuori, le fa sentire uniche, ma non le cambia. Ecco il doppio binario, l’amore di Will per Lou, e la morte in cui viveva Lou, spenta, in una vita che non le apparteneva, vivendo al di sotto del suo “potenziale”.
Will: “Sai cosa vedo in te Clark?”
Lou: “Non dire potenziale”
Will: “Potenziale”
Ecco cosa fa l’amore ci rende improvvisamente consapevoli di ciò che siamo, di quello che abbiamo dimenticato, spolvera l’anima dalle paure che la soffocano. Disarmante l’interpretazione della protagonista che vive la vita sorridendo, come se niente la possa toccare davvero, e improvvisamente resta nuda davanti a se stessa.
Molte donne sognano un amore che si presenti davanti a loro con una bella macchina e un anello al dito, altre donne cercano soltanto un corpo caldo per procreare… e poi ci sono loro, le donne che l’amore, quello vero, lo disegnano con una matita invisibile nascondendolo in un pensiero che appartiene solo a loro e lo riconoscono là, proprio là. Il giorno del loro compleanno quando stanno per scartare un regalo e dentro trovano un paio di calze gialle e nere che le fanno saltare di gioia restituendo memorie di un’infanzia non troppo lontana e riconsegnando loro quel tassello di felicità che le rende di nuovo vive.
Oh, com’è è semplice amare! E quanto difficile e dispendioso per l’anima risulta il tempo perduto in faccende del tutto estranee a esso. Ci sforziamo di riconoscere il grande amore, di scavare nel cuore delle persone e improvvisamente ci rendiamo conto di averlo di fronte e di non dover fare alcuno sforzo poiché l’amore si presenta a noi nudo, bellissimo, assolutamente forte in una corazza universale che apparterrà solo a noi. Non importa quello che accadrà dopo, poiché vivere il grande amore anche solo per pochi pochi istanti vale il conto dell’eternità.
Pensavamo di vedere il film tifando per Lou, affinché convincesse Will a non morire, a restare in vita, ma Will era già vivo ed era Lou quella da salvare, è per questo che il film ha un lieto fine. Ci sono dei momenti in cui lei stessa perde coraggio, forza, guarda una parte della vita che così da vicino non aveva mai visto. Cosa può fare? Come può davvero essergli utile?
Bernard Clark: Non puoi cambiare la natura delle persone.
Lou: E allora, uno cosa fa?
Bernard Clark: Le ama.
Più di una volta si sdraierà su quel letto accanto a Will. Quanto amore e quanta passione c’è in quella vicinanza? Più di tutte le possibili scene emozionanti, erotiche, appassionate che mai potremmo vedere. Sono uno accanto all’altra, il mondo al di fuori di quella stanza. Sufficiente. Più che sufficiente? Sì, semplicemente sublime.
Ha ragione Will:
“Ama ogni istante”
Non rompiamo il mondo con l’odio che dà voce all’insoddisfazione latente nella vita di ognuno di noi che cerca sfogo solo colpendo gli altri e creando dolore intorno a noi. Dedichiamoci a cosa amiamo davvero. Dedichiamoci alla vita, all’amore, ai sogni, poiché niente è più reale di una vita vissuta seguendo ciò che portiamo nel cuore.
Dirsi addio ha davvero valore, quando chi amiamo resta nel cuore?
No.
Non è mai un addio.
Un amore, quell’amore, resta per sempre.
Un piccolo stralcio della lettera che Will lascia a Lou Clark:
“…Ci si sente sempre disorientati quando si viene sbalzati fuori dal proprio angolino rassicurante. Ma spero che tu sia un po’ elettrizzata. Il tuo viso quando sei tornata dall’immersione mi ha detto tutto: c’è fame in te, Clark. C’è audacia, l’hai soltanto sepolta, come fa gran parte della gente. Non ti sto dicendo di buttarti da un grattacielo o di nuotare con le balene o cose di questo genere (anche se in cuor mio mi piacerebbe che lo facessi), ma di sfidare la vita. Metticela tutta. Non adagiarti. Indossa quelle calze a righe con orgoglio. E se proprio insisti a volerti sistemare con qualche tizio strampalato, assicurati di mettere in serbo un po’ di questa vitalità. Sapere che hai ancora delle possibilità è un lusso. Sapere che potrei avertele date io è stato motivo di sollievo per me. Così stanno le cose. Sei scolpita nel mio cuore, Clark, fin dal primo giorno in cui sei arrivata con i tuoi abiti ridicoli, le tue terribili battute e la tua totale incapacità di nascondere ogni minima sensazione. Tu hai cambiato la mia vita molto più di quanto questo denaro potrà cambiare la tua. Non pensare a me troppo spesso. Non voglio pensarti in un mare di lacrime.
Vivi bene. Semplicemente, vivi.
Con amore, Will”
Ci sono tempi che cavalcano così velocemente, tanto da confondere il vento con il movimento della terra. Ci sono giorni in cui ti stendi fra le pagine del destino e ti abbandoni fluttuando verso abbracci, che potrebbero rispondere a ognuna delle tue domande. Che poi, alla fine, una risposta non c’è. Ci imbelliamo di parole e forme composte, e non ci arrendiamo mai all’evidenza che le cose più forti della vita si sentono con il cuore, sempre. Quando il cuore è felice. Quando il cuore si rompe. Quando il cuore vaga come nello spazio, senza gravità, cercando tutti gli altri pezzi. Chi ci sia davvero al di là di quello spazio, non ci è dato saperlo. Io ho sempre creduto in un Dio che ha creato tutte le cose, un Dio che ogni nazione ha la libertà di chiamare con il nome che la storia del suo popolo ha ritenuto più opportuno. Non credo che esista un Dio che abbia stilato delle regole precise per ottenere grazie o miracoli. Credo che quel Qualcosa di superiore ci aiuti a mettere una mano sul cuore per sopravvivere, anche quando le domande si fanno troppe. Il libero arbitrio è l’unica cosa vera che abbiamo, che rende vano anche il continuo appellarsi al destino. Noi scegliamo la nostra strada. Noi scegliamo chi essere, in cosa credere, cosa diventare, a quali compromessi scendere e da quali salvarci, per dimostrare a noi stessi che, alla fine, l’unica cosa che conta e che resta è la dignità che ci restituisce lo specchio. Tutto il resto è una lotta, una lotta continua. Una lotta fra ciò che siamo e ciò che ci sforziamo di essere per la società. È la verità che vince, sempre, nonostante tutti. Se combatti per te stesso, devi accettare di combattere senza armi, se non quelle che ti porti dentro. Quando all’inizio de La Storia Infinita comunicano al giovane Atreyu che solo lui potrà salvare l’Infanta Imperatrice dalla morte, che causerebbe la fine del mondo di Fantàsia, lui arriva alla Torre d’Avorio con la divisa da cacciatore del bufalo, ma non servirà. Gli viene chiesto di abbandonare tutte la armi e di partire solo, senza niente addosso, solo con l’Auryn, il simbolo del bene e del male, due serpenti intrecciati, uno bianco, l’altro nero. L’Auryn gli mostrerà la strada giusta perchè chi porta l’Auryn agisce in nome nell’Imperatrice. Chi siamo? In cosa crediamo? Chi rappresenta il nostro Auryn? Non importa chi sia, che cosa rappresenti e quale nome gli darete. Più pericoloso del credere in qualcosa, c’è solo il non credere in niente, poichè chi non crede in nessuna cosa, alimenta il mondo del Nulla. Scegliete qualcosa in cui credere, qualcosa che possa comandare il cuore verso la verità. Qualcosa che vi consoli quando le ingiustizie saranno talmente tante, che vi fermerete a chiedervi a cosa serve nella vita essere se stessi. L’Auryn è il vostro simbolo, è idealmente ciò che siete, l’insieme dei vostri valori. Desiderate davvero vincere sempre su tutto? Sventolare obiettivi raggiunti o lustrini o post pubblici per sottolineare chissà che cosa nella vostra vita? Desiderate davvero credere che umiliare qualcuno o deriderlo possa rendervi migliori? Desiderate davvero usare la fede per mettervi al sicuro, per seguire pedissequamente regole o riti che possano assicurarvi il Paradiso? Oh, non credo che lo vogliate veramente. Ma siamo tutti esseri umani, vorremmo non essere vittime di ingiustizie, di slealtà, di pugnalate alle spalle. Tutti vorremmo non prendercela con il Fato, con chiunque, con le trame strane di una vita incomprensibile. Non importa davvero ciò che possiamo raggiungere, ciò che importa è la chiarezza e la bellezza delle impronte che lasceremo nel nostro cammino. A volte saranno impronte nitide e chiare, altre volte saranno stentate e dolorose, altre volte per la stanchezza saranno trascinate, ma saranno nostre e in ogni passo riconosceremo ciò che profondamente siamo e che mai dovremo dimenticare di essere: noi stessi!
E se perderete ancora? Se dovesse essere troppo tardi? Non importa. Potrete sempre ricominciare da un granello, da un piccolo granello di sabbia, da quel piccolo luminoso granello di sabbia che c’è sempre, nascosto in una parte di voi. Si nutre di poco, quel poco che può diventare tutto, quel poco che può ricostruire da zero il’intero mondo di Fantasia: la speranza di sognare ancora.
* * *
Bastian: Fantàsia è stata distrutta?
Imperatrice: Sì.
Bastian: È stato tutto inutile.
Imperatrice: No, non è vero, Fantàsia può ancora risorgere. Dai tuoi sogni, dai tuoi desideri.
Bastian: E come?
Imperatrice: Apri la mano… C’è qualcosa che desideri?
Bastian: Non lo so.
Imperatrice: Allora Fantàsia non esisterà più. Mai più.
Bastian: Quanti ne posso dire?
Imperatrice: Tutti quelli che vuoi, più tu ne esprimerai più il regno di Fantàsia sarà splendido
La stella Gisella non aveva dubbi d’essere bella. Brillava di perfetta luce riflessa e tutto il mondo la stava a guardare. Nessuno sapeva perchè col sole in fronte fosse così bella, eppure esisteva quella parte del mondo che grazie al sole vedeva una stella. Un primo giorno d’inverno, Osvaldo cacciatore di stelle partì con catene ribelli per raggiungere Gisella e spegnere quella luce che la rendeva così bella
Un bambino di nome Paolo nella casa al di là del lago, riconobbe quel carro e fuggendo scappò lontano. Non avrebbe permesso che Osvaldo catturasse Gisella, altrimenti quale notte sarebbe più stata bella? Era certo e senza paura. Aveva deciso. Il suo sogno sarebbe stato la cura. Fu così che, trovata la nuvola più soffice, Paolo si addormentò trapunto di cielo e di vento. Sognò con tutto se stesso che, sorretto dal vento e dal sole, potesse trovare Gisella, prima di Osvaldo il gran cacciatore.
Fulmini, saette, lampi nel cielo. Tutti ricordano in ogni dove la magia che nel cielo fermò il cacciatore. Solo un sogno fermò Osvaldo. È il segreto di ogni gente, delle favole che nascono dal niente. Quando guardi Gisella, la stella più bella, non dimenticarti chi l’ha salvata. Chiudi gli occhi, rallegra il sorriso e impara a sognare, perchè nessuno il mondo può salvare, se lui stesso non impara a sognare
Ho iniziato a leggere questo racconto pensando che sarebbe stata una delle tante letture ed ecco invece, che come travolta da un destino contro cui è impossibile combattere, mi sono arresa a un fascino letterario che non subivo da molto tempo. Incantevole l’uso della parola che risulta talmente ricercato, tanto da creare un effetto melodico. Avvinti come da una musica proveniente da un antico giradischi, incantati dall’eleganza della parola come forma del linguaggio e come espressione dell’umano sentimento, il lettore si trova catapultato nella storia, nell’arte e in uno stato emozionale di cui è vittima sublime. L’effetto più sorprendente di questo piccolo capolavoro di Catherine BC è che non sono riuscita a staccarmi dalla lettura fino a che non l’ho completata. Sono diventata ospite di quelle stanza, di quei saloni, di quella Parigi intensa e cortese. Non da ultima, la storia d’amore che in poche pagine risulta talmente intensa, tanto da sentire ciò che sentono gli stessi protagonisti, tanto da emozionarsi, sperare, chiudere gli occhi e tendere la mano per sfiorare quelle pagine che creano un amore indimenticabile, intenso, forte. Meraviglioso il cenno alle paure dell’essere umano che umanizza il contesto e rende i protagonisti indispensabili l’uno all’altra. Memorie di un passato che torna vivo. Emozioni di un presente rivelatore che scandisce poche ore indispensabili per la costruzione di un futuro che non teme di essere vissuto. Applausi alla scrittrice che ha reso la parola serva e regina dell’arte e del cuore
Dove trovare il racconto
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