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Se potessi parlarti di me

Una commedia romantica che nasce sulle note delicate di un destino qualunque. Quante volte abbiamo deciso di sottostare al destino che sembra esserci concesso? Quante volte, invece, abbiamo deciso di sfidarlo quel destino, e prenderci la vita che abbiamo sempre sognato? In un crescendo che parte dalle note ironiche di una commedia esilarante, Se potessi parlarti di me ci accompagna pagina dopo pagina nella vita di Clementina che decide di affrontare il suo ennesimo colloquio di lavoro più fiduciosa di quanto non abbia fatto nei suoi innumerevoli precedenti, miseramente falliti. Il destino cambia le carte in tavola e sembra volere farle sfuggire di nuovo l’occasione dalle mani. Stavolta non ci sta. Una vita trascorsa a rispettare le regole adesso chiede il conto. Clementina decide di cambiare tutto, ritrovandosi in una situazione che ha sempre sognato, ma che non le spetta. L’incontro con il Direttore Generale stravolge la sua vita. Tutti si affezionano a Clementina, ma nessuno in realtà conosce il suo vero nome

Il Fantasma Bianco

La leggenda narra di un fantasma bianco, che vaga alla ricerca di ciò che non è più. Un amore impossibile, alla ricerca di se stesso. Un velo bianco identifica un’anima leggera, ostinata nella ricerca di ogni lacrima che si perde nel vento. È questa la storia che da anni, e per generazioni, si racconterà. La leggenda del fantasma bianco, prima realtà per occhi che non hanno mai creduto, porto di arrivo per coloro che nel sogno hanno continuato a vagare senza meta, rivelazione per te, che adesso stai leggendo la sua storia.

Non smettiamo di essere luce

Poi la luce rompe la dimensione e diventa arcobaleno, diventa colore, diventa vita. Ti pieghi sul pavimento perché quella luce diventi anche la tua, perché ti tocchi, perché tu possa essere la prova che, da un singolo raggio, possano nascere tutti quei colori. È questa la rifrazione. La luce entra nel prisma e si divide in tutti i colori che la compongono, che ne fanno parte, anche quando non si vedono. La domanda è.. qual è la lunghezza d’onda? Chi è il prisma che ci permette di capire e scoprire tutti i colori di cui siamo fatti? È doloroso il prisma? È davvero così facile avere la forza di entrare, rompersi e ricomporsi? Misuriamo l’angolo di rifrazione.. di cosa è fatto? Di baci, di dolore, di ricompense e pene, di sospiri, di pianti, di incontri e addii; è fatto di silenzi che hanno generano così rumore da portarti al limite dell’esistenza; è fatto di carezze così tenaci da riportarti al di qua della vita. La rifrazione del tempo e dell’anima. Riusciamo a dividerci in tutti quei colori, ma abbiamo paura, perché sappiamo che quel prisma costa dolore e temiamo che quelle labili cicatrici che abbiamo dentro possano essere riaperte al solo avvicinarsi del prisma. Perché il mondo ha paura della luce? Perché il bene fa meno rumore del male? Vale la pena passare di nuovo da quel prisma? Sì. Fino all’ultimo dei nostri giorni varrà la pena desiderare e subire gli effetti del destino, senza inginocchiarci, senza perdere la speranza, senza smettere di pensare che possa esistere, nel mondo, chi vede oltre la forza granitica che mostri, scoprendo tutte le fragilità che ti hanno lasciato i tempi in cui sei stata tu la forza degli altri. Io non smetto di sfidare il prisma, perché vale la pena essere luce, trasformarmi, scoprire, sfiorare, vivere, perché tutto può cambiare.. L’indice di rifrazione dipende anche dall’aria e dal vetro, dunque ogni volta cambia, e cambi tu. Non possiamo sapere qualche angolo ci farà scoprire il ventaglio di colori di cui siamo fatti, ma, nel dubbio, non smettiamo di essere luce. E come si riesce a essere luce? Rinnegando il falso, combattendo per la verità, non stancandosi mai di pensare che, a discapito di tutte le cose che possiamo perdere, la scelta della verità sarà sempre la scelta migliore..
Platone diceva che possiamo perdonare un bambino quando ha paura del buio. La vera tragedia della vita è quando un uomo ha paura della luce.. Dunque, non abbiate paura della luce e cercatela in ogni cosa perché persino le frasi omesse, le bugie e le maldicenze sono buio. Vivete, dunque, cercando di essere luce

Elezioni 2022 – Prepariamoci con I Furbetti del Parlamento di Mauro Di Gregorio

Le elezioni del 25 settembre 2022 sono alle porte, va da sé che l’Italia si divide in due grandi correnti di stanchezza: chi ci crede ancora ma stenta e chi non ci crede più. Esiste un modo per salvare ancora chi è nel limbo borderline tra le due correnti? Credo di sì. Una lettura potrebbe aiutarci a rispolverare stratagemmi, linee di pensiero, vecchi e nuovi strumenti che hanno fatto la politica in ogni tempo. I furbetti del parlamento del giornalista Mauro Di Gregorio ci trascina in una satira pungente che abbraccia destra, sinistra, correnti e federazioni di correnti. In un rocambolesco gioco grafico, l’autore ci mette la faccia, atto di dovere in un mondo in cui la convenienza impone il gioco dell’anonimato per giustificare cambi di casacca per accaparrarsi consensi e posti in paradiso, soprattutto alle porte delle elezioni 2022 in un contesto mondiale che, dalla pandemia alla guerra in Ucraina, dividono l’elettorato facendo leva su intolleranze personali, antipatie, reminiscenze, posizioni che spesso non hanno che substrati di convenienza. Chi può salvarsi? Cos’è davvero la politica? Guardare le cose per quello che sono, significa rinunciare a lottare? Non crederci più? Non votare? Tutt’altro. Il messaggio de I Furbetti del Parlamento è chiaro e conciso ed è riportato proprio nelle conclusioni del libro:

«Non si confonda, insomma, il cattivo filosofo con la filosofia, il cattivo prete con la fede, il pessimo attore con il testo teatrale. Si impari a distinguere le cose o il rischio è quello di scadere nel qualunquismo».

190 pagine apprezzate dalla critica, accanita nel capire quanto possa essere ancora importante il parare dell’elettore in una matassa di giochi di partito ormai impossibile da dipanare. Un servizio al TGR Sicilia ci presenta il lavoro di Mauro Di Gregorio, attenzionando il filo conduttore bipartisan in un periodo di campagna elettorale permanente.

 

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In un panorama affascinante accolto a Sambuca di Sicilia, Borgo dei Borghi 2016, la Pro Loco Sambuca ha curato la presentazione del libro dando vita a un piacevole e intenso dibattito che ha appassionato una delle serate del ricco calendario Estate nel Borgo. Il presidente della Pro Loco Maria Gabriella Nicolosi e il Consigliere Enzo Sciamè moderatore della serata hanno dato vita a un piacevole evento tra letture, interventi e costruttivi dibattiti

Richiamo di tenerezza

Leggerezza. Ci dovremmo amare, innamorandoci della leggerezza che ci regalano. La donna, si sa, ha un peso specifico dell’anima più pesante, porta in sè il carico della nascita con addebito, l’implosione di chi, a sua volta, potrà sopportare un dolore così grande necessario a generare un’altra vita. Gli uomini lo sanno, ma non lo capiscono. Si accompagnano alle maree delle donne, ma non le comprendono fino in fondo. È proprio in quel momento, solo in quel momento, che si manifesta in loro l’identità; si trovano a un bivio che per sempre li renderà riconoscibili agli occhi della donna. Davanti a sè, l’uomo, avrà due strade.

Chi prenderà la prima strada giocherà di dominio e intolleranza; la rimprovererà, adducendo ai suoi rimproveri il merito e l’unica strada per insegnarle a stare meglio, a essere migliore. L’uomo quasi arriverà a punirla con il distacco, ascolterà i facili e buonisti commenti di chi ha accanto, si sfogherà raccontando, di lei, cose che non avrebbe dovuto dire. Cercherà sostegno per la sua sovranità di ruolo. La punirà, poiché lei avrà avuto quella che lui chiamerà debolezza e che in lei, invece, sarà solo richiamo di tenerezza. A quel punto, però, sarà a lei a scegliere. Potrebbe soccombere, essere vinta dalla resilienza in un contesto in cui non dovrebbe avere ragione d’esistere; piegherà la sua anima come canna al vento, plasmata dagli umori di chi ha accanto e, scoprirà, poco a poco, di non essere più spontanea, verace, viva. Oppure se ne andrà. Ricomincerà, tornerà in vita.

Chi prenderà la seconda strada, invece, sorriderà. Prenderà le mani della donna, le riscalderà dal gelo anche quando lei trasmetterà un distacco non voluto. Gli uomini che prendono la seconda strada, sono i regnanti di un universo che sposa la resistenza al potere salvifico della tenerezza. Quegli uomini non punteranno il dito, non segneranno in rosso o blu tutte le pagine di un tempo discorde; non malediranno il caos, condannandolo, spaventati da una meraviglia che non sanno affrontare. Saranno leggerezza. Perché loro lo sanno che la leggerezza non è superficialità; sono consapevoli che solo le persone profondamente grandi sanno essere leggere

Ecco. Ecco cos’è la leggerezza, amarsi mentre il cielo è nero; confondersi quando la luce ti cerca per sottolineare i tuoi sbagli. La leggerezza è non infastidirsi del suo pianto, è farla ridere mentre le lacrime vanno giù.

All’uomo non viene chiesto di capire il tempo, ma di trattenerlo e riparare i portali che, aprendosi, gelano di echi del nord le pieghe del femminile scorrere.

Non è da tutti. È un talento, un’inclinazione naturale che permette di riconoscere gli uomini in mezzo a tutti gli altri. Una donna non dovrà mai seguire nessuna regola per essere amata. Una donna riuscirà a rendere miti le tempeste di ogni uomo, ma molti uomini non sapranno affrontare neanche la più tenue delle piogge di una donna.

Ombrelli o folate di vento contrario. È l’uomo che sceglie come affrontare quella pioggia, ma se ne avrà paura, vorrà dire che è suo desiderio vivere sotto un perenne sole, paradosso di un giorno senza notte e senza fine, perché, per quanto la luce sia vita, ognuno di noi non deve mai permettere a nessuno di cancellare la propria ombra e di sconfessare con sarcasmo infantile, il potere ancestrale del buio e i timori della notte.

Un uomo che alla fine della sua vita non avrà capito una donna, non avrà capito se stesso. Continuerà a guardarsi intorno cercando chi sorride alle sue battute, chi lo ha amato per quello che è, illudendosi che esista la perfezione, riconoscendola in chi si presenta con costanza nella sua vita e alle spalle invece avrà ricamato altre cento vite per resistere, divertirsi, gabbarlo, mentre lui si sentirà un re che si è salvato dall’unica cosa che invece avrebbe potuto salvarlo. Troverà solo specchi rotti e petali secchi di rose sgranate al sole.

Quella donna sarà ancora là fuori, da qualche parte, forse ad avere paura, a sentirsi imperfetta, ma sarà lì. Con una mano disegnerà un profilo sbagliato, con l’altra curerà un amico, con la bocca canterà, mentre le mani accarezzeranno, i piedi giocheranno a tirare sassi lungo la strada, le orecchie ascolteranno una poesia e le gambe mostreranno la sua voglia di non fermarsi.. la mente penserà già a cos’altro fare. Sarà caotica e meravigliosa. Imperfetta e unica. Riuscirà a chiudere gli occhi davanti a un tramonto, perché, statene certi, lei si sarà salvata

Freud diceva “L’amore è il passo più vicino alla psicosi”, attenzione, dunque, a dichiararvi sani, perfetti e felici e a vedere psicopatie solo nella vita degli altri,  perché significherebbe solo che non avete mai amato, neppure voi stessi

Prodotti editoriali

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Mauro Di Gregorio

 

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Se chiudi gli occhi

Se chiudi gli occhi è tutto possibile.. camminare sul mare, lasciarsi andare, ricominciare. Se chiudi gli occhi senti un silenzio che non vuole parlare, riconosci il buio, ti pieghi al dolore, aspetti un attimo, ancora un altro tempo e sorridi, ci riprovi.. la vita si fa trovare. Sì, se chiudi gli occhi non sei mai andata via, non hai dimenticato, non ti hanno abbandonato. Cuci come una fata le lacrime che hai asciugato, riconosci i colori di chi hai salvato, ricordi i sapori che hai ritrovato. Eppure, se chiudi gli occhi, è tutto possibile, persino il tuo abbraccio, persino il tuo odore, persino il tempo in cui raccoglievi le more e io ne odiavo il sapore. Non c’è logica nel tempo, non c’è forza che vinca in un combattimento. Tu lo senti, lo senti dentro e, nonostante dicembre fortifichi il tuo inverno e ti faccia aprire gli occhi per un momento, tu scopri d’essere fallibile, ammetti che niente è gestibile.. allora chiudi gli occhi, cedi all’indescrivibile perchè, se chiudi gli occhi, è ancora tutto possibile

Quando ti ricorderai il mio nome

Quando ti ricorderai il mio nome io sarò neve in piena estate e rosso acceso di un autunno che vuole essere fuoco.. Quando ti ricorderai il mio nome avrò labbra da bambina e morbide guance appena nate alla vita. Non avrò cura d’essere bella, né voglia d’essere forte. Ti avrò attesa con così tanta voglia di essere trovata che non fingerò di non avere bisogno di te. Quando ti ricorderai il mio nome io saprò suonare quella musica che ami; mi ritroverai lì, sui tasti bianchi e neri in cui eri fiera di ascoltarmi. Non avrò fallito, non sarò sfiorata da ombre umane.

Quando ti ricorderai il mio nome io mi alzerò in punta di piedi, cercherò di essere perfetta e chiuderò gli occhi. Avrò dimenticato il tuo abbandono, la tua voce atona, non avrò memoria di questo nostro tempo vuoto, né ricorderò le sanguinose notti d’anima spenta in cui hai dimenticato di avere una figlia. No, non lo farò. Quella figlia non avrà smesso di sognarti madre, la stessa madre che, ne sono sicura, almeno in una notte di dicembre ancora mi penserà. È così che ti consegnerò la mia attesa fino al giorno in cui , forse, ricorderai il mio nome

Io Prima Di Te – Vivi bene. Semplicemente, vivi.

locandinaChi mi conosce sa che è quasi impossibile che io veda un film senza sapere prima se ci sia o meno il lieto fine. Non chiedetemi perché, ma da parecchi giorni mi girava in testa l’idea di vedere il film completo Io prima di te, senza scene da saltare, senza eliminare il finale, tutto, per intero… tutto. Quello che provo in questo momento è così forte che non riesco quasi a trovare le parole, mi sembra per la prima volta che quello che sento sia talmente inteso che nessun poeta del mondo potrebbe aiutarmi a trovare le parole adatte, perché esse non renderebbero comunque merito a quello che provo. Io che vedo un film che finisce, non male… di più… Io che sento di avere visto un film che finisce non bene, di più. Non prendetemi per pazza, ma questo è l’amore… l’amore è questo! Difficile che si cambi per amore, al contrario, l’amore sottolinea i tuoi desideri e ti rende ancor di più te stesso. Accade così per i due protagonisti, Lou e Will. Cosa vuole dire davvero questa storia? Semplice, quasi sconvolgente per la sua semplicità. Un concetto assurdo e talmente giusto da sconcertare: l’amore non è cambiare per qualcuno, l’amore è restare se stessi accanto a qualcuno che ci ama esattamente così come siamo, qualcuno a cui riusciamo a dare il meglio di noi semplicemente essendo noi stessi. Will è già se stesso, ha preso la sua decisione e sente per di essere amato, come uomo, al di là della scelta di morire o meno. Se vogliamo vedere il film come un banale dibattito eutanasia sì/eutanasia no, allora possiamo armarci e combattere fino allo stremo, ma non è questo il punto della situazione.

Quando si incrina per un attimo il loro rapporto? Quando Lou resta delusa poichè Will non ha cambiato idea. Lou pensava che il suo amore lo avrebbe cambiato, ma l’amore non cambia le persone, le esalta, le fa uscire fuori, le fa sentire uniche, ma non le cambia. Ecco il doppio binario, l’amore di Will per Lou, e la morte in cui viveva Lou, spenta, in una vita che non le apparteneva, vivendo al di sotto del suo “potenziale”.

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Will: “Sai cosa vedo in te Clark?”
Lou: “Non dire potenziale”
Will: “Potenziale”

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Ecco cosa fa l’amore ci rende improvvisamente consapevoli di ciò che siamo, di quello che abbiamo dimenticato, spolvera l’anima dalle paure che la soffocano. Disarmante l’interpretazione della protagonista che vive la vita sorridendo, come se niente la possa toccare davvero, e improvvisamente resta nuda davanti a se stessa.

Molte donne sognano un amore che si presenti davanti a loro con una bella macchina e un anello al dito, altre donne cercano soltanto un corpo caldo per procreare… e poi ci sono loro, le donne che l’amore, quello vero, lo disegnano con una matita invisibile nascondendolo in un pensiero che appartiene solo a loro e lo riconoscono là, proprio là. Il giorno del loro compleanno quando stanno per scartare un regalo e dentro trovano un paio di calze gialle e nere che le fanno saltare di gioia restituendo memorie di un’infanzia non troppo lontana e riconsegnando loro quel tassello di felicità che le rende di nuovo vive.

Oh, com’è è semplice amare! E quanto difficile e dispendioso per l’anima risulta il tempo perduto in faccende del tutto estranee a esso. Ci sforziamo di riconoscere il grande amore, di scavare nel cuore delle persone e improvvisamente ci rendiamo conto di averlo di fronte e di non dover fare alcuno sforzo poiché l’amore si presenta a noi nudo, bellissimo, assolutamente forte in una corazza universale che apparterrà solo a noi. Non importa quello che accadrà dopo, poiché vivere il grande amore anche solo per pochi pochi istanti vale il conto dell’eternità.

Pensavamo di vedere il film tifando per Lou, affinché convincesse Will a non morire, a restare in vita, ma Will era già vivo ed era Lou quella da salvare, è per questo che il film ha un lieto fine. Ci sono dei momenti in cui lei stessa perde coraggio, forza, guarda una parte della vita che così da vicino non aveva mai visto. Cosa può fare? Come può davvero essergli utile?

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Bernard Clark: Non puoi cambiare la natura delle persone.
Lou: E allora, uno cosa fa?
Bernard Clark: Le ama.

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Più di una volta si sdraierà su quel letto accanto a Will. Quanto amore e quanta passione c’è in quella vicinanza? Più di tutte le possibili scene emozionanti, erotiche, appassionate che mai potremmo vedere. Sono uno accanto all’altra, il mondo al di fuori di quella stanza. Sufficiente. Più che sufficiente? Sì, semplicemente sublime.

Ha ragione Will:

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“Ama ogni istante”

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Non rompiamo il mondo con l’odio che dà voce all’insoddisfazione latente nella vita di ognuno di noi che cerca sfogo solo colpendo gli altri e creando dolore intorno a noi. Dedichiamoci a cosa amiamo davvero. Dedichiamoci alla vita, all’amore, ai sogni, poiché niente è più reale di una vita vissuta seguendo ciò che portiamo nel cuore.

Dirsi addio ha davvero valore, quando chi amiamo resta nel cuore?
No.
Non è mai un addio.
Un amore, quell’amore, resta per sempre.

Un piccolo stralcio della lettera che Will lascia a Lou Clark:

“…Ci si sente sempre disorientati quando si viene sbalzati fuori dal proprio angolino rassicurante. Ma spero che tu sia un po’ elettrizzata. Il tuo viso quando sei tornata dall’immersione mi ha detto tutto: c’è fame in te, Clark. C’è audacia, l’hai soltanto sepolta, come fa gran parte della gente. Non ti sto dicendo di buttarti da un grattacielo o di nuotare con le balene o cose di questo genere (anche se in cuor mio mi piacerebbe che lo facessi), ma di sfidare la vita. Metticela tutta. Non adagiarti. Indossa quelle calze a righe con orgoglio. E se proprio insisti a volerti sistemare con qualche tizio strampalato, assicurati di mettere in serbo un po’ di questa vitalità. Sapere che hai ancora delle possibilità è un lusso. Sapere che potrei avertele date io è stato motivo di sollievo per me. Così stanno le cose. Sei scolpita nel mio cuore, Clark, fin dal primo giorno in cui sei arrivata con i tuoi abiti ridicoli, le tue terribili battute e la tua totale incapacità di nascondere ogni minima sensazione. Tu hai cambiato la mia vita molto più di quanto questo denaro potrà cambiare la tua. Non pensare a me troppo spesso. Non voglio pensarti in un mare di lacrime.
Vivi bene. Semplicemente, vivi.
Con amore, Will”

 

La Regina Della Tela

Sospende l’attesa quel desiderio disteso al sole del nuovo giorno. Sorride ruffiana al piacere del mondo che la sfiora, che la cerca, che non la trova, non la trova mai. Cento colori, venti rubini, foglie d’autunno, riflessi sublimi. Tutto in un quadro, senza cornice, senza confini. Rosso del fuoco, giallo di tela, sfiorano gli occhi, sospira la sera. Verde d’un bosco, azzurro  di speme, si accende l’autunno fra tutte le tele. Corre deciso, scivola sulle spalle… nude di vento, danzano come farfalle. Bronzo prezioso, oro sublime, scivola sull’olio, sul collo e sulle cime. L’argento sposa il  bianco, proteggendolo come fosse stanco. Concerto di colori fra cento capolavori. E’ l’occhio sognatore, che cerca il nuovo albore. La trova… distesa sul’altare fra le mani di vernice, indecisa fra le pieghe del nuovo getto di colore. E’ una donna. E’ un bagliore. E’ un riflesso sulla tela. Si avvicina l’emozione. Si concede al desiderio di parlare con il tempo e, nel tempo,  è un incanto quella bocca, fra le labbra è il paradiso. Un dipinto, solo un sogno, sul calare della sera. E è un incanto, di luce accesa, che nessuna forma cela, perchè lei, o amati occhi, è la regina della tela