Niente potrebbe rendere merito all’esperienza che ho vissuto ieri. Ho avuto bisogno di qualche ora e, nonostante questo, sono consapevole che la mia recensione, per quanto emozionale, non riuscirebbe a descrivere quello che ha rappresentato la visita. Sarei in errore se parlassi di visita a un museo. Sarei in errore se parlassi della bellezza del posto o della magistrale bravura del signor Michelangelo che è l’anima di questo posto. Dovrei parlare di tutto, e tutto sarebbe comunque niente a confronto. Al Museo Dell’Acciuga, chiunque voi siate e da qualunque posto voi veniate, abbandonerete quello che credevate di sapere, persino su voi stessi. La guida vi prenderà per mano, vi racconterà una storia vera, la storia di un posto, di un territorio, delle tradizioni popolari e allo stesso tempo, vi racconterà la vostra storia. Entrerà dentro di voi, toccando note che avevate sepolto, ricordi che non pensavate di avere, paure che vi hanno omologato a una società cui pensate di appartenere. Vi chiederete come sia possibile che la vita sia così facile da averlo dimenticato. Vi stupirete aprendo una persiana su una musica che vi restituirà la bellezza del racconto, la lentezza del tempo, il piacere della pelle, dell’udito, della speranza. Supererete legno e ferro, paglia e mare, volti, racconti, sos dal mare.. e vi troverete, infine vi troverete. Sarete un pezzo di una pellicola tagliata, il passo sbagliato di una barca da riparare che adesso avrà la certezza che a tutto si può rimediare. Vi sentirete abbracciati, coccolati come quando eravate piccoli e qualcuno, dal mare, aveva una storia da raccontare. Chiuderete gli occhi e ricomincerete a sognare.
Ringrazio tutte le guide, ognuno con la voglia di non essere solo una voce. Ho ricordato che significa avere una guida e non una voce che ti racconta una storia sempre uguale.
Chiunque dovesse leggere questa recensione, ascolti le parole di una persona che vi consiglia caldamente di provare, di andare, di lasciarsi raccontare. Farete un passo che non dimenticherete. Io stessa tornerò perché, come diceva Tornatore “I luoghi e le cose non sono mai gli stessi, cambiano incessantemente, cambiano con noi, con l’energia che ci trasforma senza tregua”
Una commedia romantica che nasce sulle note delicate di un destino qualunque. Quante volte abbiamo deciso di sottostare al destino che sembra esserci concesso? Quante volte, invece, abbiamo deciso di sfidarlo quel destino, e prenderci la vita che abbiamo sempre sognato? In un crescendo che parte dalle note ironiche di una commedia esilarante, Se potessi parlarti di me ci accompagna pagina dopo pagina nella vita di Clementina che decide di affrontare il suo ennesimo colloquio di lavoro più fiduciosa di quanto non abbia fatto nei suoi innumerevoli precedenti, miseramente falliti. Il destino cambia le carte in tavola e sembra volere farle sfuggire di nuovo l’occasione dalle mani. Stavolta non ci sta. Una vita trascorsa a rispettare le regole adesso chiede il conto. Clementina decide di cambiare tutto, ritrovandosi in una situazione che ha sempre sognato, ma che non le spetta. L’incontro con il Direttore Generale stravolge la sua vita. Tutti si affezionano a Clementina, ma nessuno in realtà conosce il suo vero nome
Due tempi. Un tempo. Il silenzio. Ritrovarsi davanti alla musica, così come ci si ritrova davanti a un Dio che non ha ragioni ma, nella ragione, ti restituisce il senso di ogni cosa. Giovanni Allevi, non dovrei aggiungere parole, perché non ce ne sarebbero. Serve anima e, quella, ce l’abbiamo tutti. Nascosta. Dimenticata, mai nuova, mai trapassata. L’anima. Tutti. Giovanni ha ricordato degli inizi, quando suonava davanti a non più di quindici persone e, quelle, erano la sua felicità. C’è stato un tempo in cui, il Giovanni già Compositore Allevi, ha visto una poltrona vuota e il cuore, in quel momento, ha perso un battito. Si è chiesto perché. Oggi, se fosse davanti a me, vorrei dirgli che su quella poltrona vuota c’era tutto, c’eravamo noi; c’erano quelli che non avevano materia per raggiungerlo; c’era l’estasi, la frenesia, la voglia ardente in cui il presente ammette il suo limite e, in un acme esplode e diviene infinito. Nessun orecchio umano potrà tradurre in parole quello che la musica crea nei meandri di una percezione così microscopica da riuscire a divenire voce muta di quell’infinito. Ho ascoltato Tomorrow come se avessi ascoltato la voce di quel Dio che, in qualsiasi forma ognuno di noi gli dia nome, ha voluto accarezzare il genio, l’estro, la totale ammissione di arte eccelsa tra le mani, le costole rotte, il tremore, il sangue che l’occhio umano non vede tremare, ma che scuote la vita. Il destino non l’ha lasciata su quelle mani, strumento nello strumento; l’ha resa nostra, l’ha resa di tutti. Noi siamo stati infinito, su quella poltrona, da quella poltrona, con te lo saremo sempre. Grazie, Giovanni.
Domani, non ha senso che torni domani,
non ha senso se non so essere oggi.
Sono stanco. C’è un gesto che non controllo,
c’è un sangue infuocato che non gestisco.
Eppure, quella là fuori sembra l’alba… o, forse, è il tramonto?
È la fine del giorno o inizia?
Dormo, è giorno e sono vento.
Sono nuvola, pioggia o colore di alba accesa.
Ha bisogno di me. Il cielo ha bisogno di me perché, senza la mia presenza non sarebbe estasi,
non sarebbe incanto, non conoscerebbe il rosso interrotto che nuovamente diventerà celeste.
Che bella… che dolce l’armonia, io stesso mi sento poesia.
Non importa quanto.
Uno? Due? Cento? Io non sono il tempo.. io, l’ho messo sui tasti e lui, spavaldo e intenso, ha spazzato via il turbamento.
Adesso tremo ancora. Eppure, insieme a me, tremate tutti voi perché chi vive vibra, brucia, forse si spegne e geme sul tramonto, ma non si arrende perché c’è ancora una scintilla che sa di fiato che che, a questa vita, s’apprende.
Come il tempo che non comanda l’uomo. Un vortice, un uragano che genera tempesta e sole. Una tempesta di nebbia chiara, di nebbia amata, conosciuta, ma consapevole che potrebbe nascondere altro sole o altra pioggia. E, tu, che fai? La affronti. Pensi di essere preparata. È possibile essere più preparati del tempo stesso? È possibile soffiare, come sulla copertina di un libro dimenticato, e riconoscere in un attimo il libro che più hai amato? Sì. Scoprire che ricordi ogni pagina e che, per anni e anni, l’hai lasciato lì, da qualche parte. Avevi paura di aprirlo? Avevi paura di scoprire altre parole in una storia che ormai conosci a memoria? Sai che ti fa piangere, che ti fa tremare, che semina tempeste di sabbia nella tua casa e nelle altre case del tuo cuore. E, tu, che fai? La affronti, di nuovo, ancora.
C’è un limite alla speranza? Sì? No?
C’è un limite persino se sei tu stesso ad esserti arreso?
No. Non c’è un limite. Allora, che fai? Pensi che le stesse cose che hanno causato più dolore, siano le stesse cose che possano guarire quel dolore: le parole. Davvero siamo disposti a perdere tutto? Davvero ci siamo abituati che quel tutto non sia niente e che possiamo farne a meno? Davvero la vita può ridursi a questo? Sì, può farlo, e tu puoi farlo, con lei… William Shakespeare scriveva che Siamo venuti al mondo come fratello e fratello, e ora andiamo di pari passo, non uno prima dell’altro. Basterebbe così poco. Basterebbe pensare, per una volta, che tutto il vomito esistenziale che ci ha causato l’altro possa in parte essere anche colpa nostra, non solo ma anche…
Piegarti sulle ginocchia cosa ci ha insegnato? Ci pieghiamo sulle ginocchia rivolte a un Dio che ci chiede di obbedire ad altre leggi, Gli promettiamo di esserGli devoti, e non amiamo l’altro come amiamo noi stessi. Oppure sì? Forse siamo così rigidi con l’altro perché non riusciamo ad amare neanche noi stessi? Ho ricordi di catechismo, tocco e sfioro la filosofia e la matematica, mi appassiona l’astronomia e la confusa galassia di cui vorremmo fare parte.
Ma tu, fratello, tenderai la mano prima di dire addio? O era davvero un addio?
Tu, sorella, accoglierai la mano sentendoti finalmente amata? Riuscirai a non graffiare il tocco incerto?
Io, da piccolo essere inutile, sono mai riuscita a compensare quel dolore? Potevo fare di più? Sicuramente. Ma io sono figlia del mio tempo e della consapevolezza di non essere perfetta, di non essere abbastanza.
Se tornassi indietro, cosa farei?
Griderei più forte?
Pregherei di non usare parole acerbe e sicuramente non volute dal vostro Dio?
Sì, forse lo farei. Ma cosa conta adesso, in questa lettera in cui sono distesa come se mi prendessi un attimo il respiro che non sento. Contano i giorni. Domenica, poi Lunedì e, dopo, di nuovo martedì.
Vuoi farli passare ancora quei giorni?
Vuoi ricordare quello che ti è stato fatto e dimenticare quello che hai fatto?
Vuoi ricordare quanto sei stato amato?
Vuoi prendere quella mano che graffia e che teme il mondo perché il mondo, un tempo, l’ha dimenticata?
Ha saputo chiedere amore nel modo giusto? Forse no.
Ha saputo essere lieve sospiro di attesa? No, è stata vortice e grida, è stata vento e tempesta e, in ogni ramo strappato, nessun sole ha capito come potere portare in salvo quelle stanze chiuse del suo cuore.
Le stanze rotte possono essere abitate solo da chi le ha distrutte; possono essere amate solo da chi può ricostruirle. Le stanze rotte hanno cicatrici di cemento e vento, creano muffa e ristagno, ma se apri tutto, se spalanchi quelle finestre e ti siedi con un po’ di colore, diventano quadro, rima e poesia e, in quelle crepe, ti risanano il cuore. Tu, hai ancora una stanza vuota? Hai una stanza da colorare? Una stanza in cui ospitare? Hai una stanza in cui non ci siano rami secchi? Una stanza in cui accoglierla e piegarti al maggiore ruolo dei tuoi anni e, per un attimo, placare rabbia, giusto o ingiusto ricordo e stendere un colore nuovo, diventando abbraccio di sangue e lacrime tra travi e chiodi, fra finestre rotte e vento gelido. Tu, vuoi darle l’ultimo abbraccio? Dai neonati pianti, ai silenzio assordanti, hai mai desiderato ancora la sua compagnia? Vuoi amarla del fraterno dono che Dio ti ha messo lì, da qualche parte, nelle parole che non dici, in quelle che hai imparato a non ascoltare, persino in quei gesti carichi di disappunto e giudizio che, forse, nascondono solo l’unico modo in cui riesci a vivere, così come ognuno di noi ha il proprio. Io vorrei andare contro il mondo e contro tutti e, a dispetto del dolore che rischia di risvegliarsi ancora più intenso nel varcare quella porta, spero che quella stanza in qualche modo, tu, la stia preparando nei tuoi silenzi e che possa essere pronto tu stesso, a non cogliere, non raccogliere, a tendere le braccia anche se davanti a te le lacrime saranno quasi gelide e tenderanno a tagliarti, a graffiarti come stalattiti. Tu, sarai abbastanza forte da avere un cambiamento che comporti l’accoglienza, il ritrovarsi, il potere salvifico di un ti voglio bene. L’hai mai detto? Hai mai amato chi era diverso da te? Tu, ti sei mai liberato dalla perfezione del tuo operato, che nei tuoi traguardi ti fa solo onore, per scoprire il piacere e il sollievo del momento stesso in cui abbandoni tutto il resto e vedi per una volta, per una sola volta, che sapore abbia il mondo, di che genere di felicità gli altri siano capaci di renderti partecipe. Tu che faresti a quella bambina che ha lasciato un soldino sul comodino per chiedere un abbraccio prima di dormire? Sei sicuro di non poterla amare? Io credo che sarebbe possibile vivere così, liberi di arrenderci al presente. Liberi di non dovere difendere le tesi di un passato in cui tutti, nessuno escluso, siamo perdenti, sconfitti artefici di uno stesso destino che, nella divisione, rappresenta la nostra sconfitta. Io credo che sarebbe possibile impegnarsi a salvarci e a salvare altre parti di noi in giro per il mondo. È il momento. È il momento di scendere quel gradino, di ritrovare chi ti ha amato da tutta la vita arrivando persino a odiarti, perché solo chi ama è capace di odiare. Victor Hugo scriveva che quanto più piccolo è il cuore, tanto più odio vi risiede, e io cerco di farmi il cuore grande, ma mi sembra che più apro le porte a chi mi fa del male, più è il mio di cuore a diventare piccolo. Questo posso anche accettarlo, ma non per lei. Lei è l’essenza della solitudine tanto quanto è l’essenza della perfezione ai miei occhi. È un riferimento per chi ha cercato conforto. È il primo stadio dell’amore e l’ultimo della disperazione; lei, che ha creato ed è stata due famiglie in una e che nell’ultima è stata amata per cento di tutte le famiglie che avrebbero potuto amarla, sì, lei, potrai amarla ancora senza trafiggerle il cuore?
Temo il giorno più della notte, fratello mio.
Temo che questa gioia nuova consegni al mio dolore un motivo per ridestarsi, per raccontarsi.
Temo, l’ennesimo colpo di vento, violento. Temo di non trattenere abbastanza a lungo il respiro.
Temo che quel soldo sul comodino non sia abbastanza, ma anche da questo dolore mi saprò salvare.
Anche dopo questo dolore, in quella stanza, io ti saprò sempre amare.
– Charlie: Saremo per sempre fratelli.
– Sam: Promesso? Ogni giorno? Col sole o con la pioggia? Col caldo o col gelo?
– Charlie: Promesso.”
Una donna dovrà chiedere sempre permesso, persino quando saranno gli altri a invadere le sue stanze.. Sì, una donna dovrà avere cura di non disturbare, di non fare confusione, di essere garbata, delicata, di non sporcare, di pulire, di alleviare il dolore e i tormenti di tutti quelli che la circondano.. E lo farà, potete scommetterci.. Lo farà anche quando non avrà tempo, anche quando non avrà spazio e la misura dei suoi passi non troverà collocazione in nessun metro umano; studierà come tutti gli altri, capirà come tutti gli altri, lavorerà come, più, di tutti gli altri e, se tutto questo non dovesse bastare, riuscirà a sconfinare oltre ogni ragione e tempo, e arriverà a trovare sollievo oltre l’orizzonte, dove la gentilezza prenderà i colori di un tramonto, incontrerà i favori del vento e la culla lieve del mare.. Lì troverà ristoro, e crederà in un futuro nuovo, in una mano che la accarezzerà, in qualcuno che finalmente la porterà in salvo.. Tuttavia il tramonto non dura che il tempo di un attimo e in uno stesso respiro compie e chiude la sua affascinante recita.. Lei cavalcherà senza fermarsi la nuova notte, avrà paura ma non chiederà aiuto, perchè anche in quel caso avrà qualcuno di cui prendersi cura.. La notte continuerà e sembrerà lunga, ma lei si ostinerà a sentirsi luce. Cosa le darà il mondo in cambio? Come verrà ricompensata dall’essere umano? E il mare? Il suo mare? No.. non avranno pietà, gli esseri dalle mille facce la tratteranno come carne di piacere e bocca di silenzi che possa essere caverna e brace, sempre accesa se tutto tace.. Le chiederanno di ballare, di piegarsi, di godere, ma nessuno le chiederà di sapere; dovrà studiare più degli altri, dovrà nascondere il seno, piegarsi meno, sorridere e trovare il siero del veleno.. Lei lo farà, non si arrenderà, cambierà strade, non si piegherà; ricomincerà, farà un inchino a se stessa e a ogni giorno in cui non avrà perso la sua dignità
Nuvole bianche scaldano l’inverno nuovo e si dimenticano di lei, sul ciglio del sole; abbandonata, libera, come senza vento, senza notte; bianca come il cielo di luce, che occhio umano non può vedere. La musica incalza e corre, corre senza passi. Non ha gambe, nè ali, solo piedi di vento. Sipoggia su di te, nuvola sospesa. E’ una musica sublime, senza tempo, nè confine. Si sposa al cuore, raccontando alle ferite, la saccenza di un amante che, testardo e innamorato, soffia forte su quel cuore, presuntuoso di risposte e soluzioni. Il giorno non è pieno e non è caldo, non è freddo e non è vuoto. Mezzogiorno leva il tempo del ricordo. Si ferma ancora il vento, lontano, incontrollato; ricaccia prepotente ogni nome e ogni niente. Si avvicina. Non la guarda, ma sospira e, lento, avanza. L’accarezza promettendole che niente sarà più solo ricordo, ma ha paura, lei, non sente. Non concede il suo respiro. Fugge ancora. Poi ci pensa, circondata da quel mezzo cielo bianco. Mezzogiorno è alto in cielo. Lento brucia ogni dolore. La corteggia. Non si arrende, ma lei fugge sorridendo. Forse è presto, si distende. Io ti salvo, lui risponde. Un profumo di bambagia. Una nuvola che soffia, fra le vesti, prepotente. È l’amore, che sorprende e non si arrende che combatte anche il passato, lo combatte col presente. Ogni angolo smussato, dai dolori levigato, si concede in un istante a quel sogno, finalmente. In un attimo è leggera, una nuvola anche lei, fra le nuvole, anche lei… Tutto sfiora la sua pelle. Non c’è veste, nè materia; la memoria è leggera e, nel cielo, si fa sera. Non la lascia. Non la perde. Lui la ama. Lei lo sente. Chiude gli occhi. Sente il tempo, le rincorse, le risate e ogni attimo è certezza. Cielo, monte, mare e ambrosia. Si trasforma in un istante… poi incanto… e promesse… e sorrisi sulla pelle. Lei non teme più il passato. Si distende sul dolore, nasce il giorno e il nuovo fiato. Seni, liberi e ruffiani, nel disegno complicato che dal monte fino a valle, sfiora e scivola sul ventre e, ubriaco di sapore, lascia entrare primavera, che schiudendosi all’amore, si concede alla delizia, al concerto dell’intesa. Or distesi al nuovo sole, è un incanto, un incanto il loro amore
Il tempo passa e il problema fondamentale dell’umanità da 2000 anni è rimasto lo stesso: amarsi. Solo che ora è diventato più urgente, molto più urgente… e quando oggi sentiamo ancora ripetere che dobbiamo amarci l’un l’altro, sappiamo che ormai non ci rimane molto tempo. Ci dobbiamo affrettare, affrettiamoci ad amare. Noi amiamo sempre troppo poco e troppo tardi. Affrettiamoci ad amare, perchè al tramonto della vita saremo giudicati sull’amore, perchè non esiste amore sprecato e perchè non esiste un’emozione piú grande di sentire, quando siamo innamorati, che la nostra vita dipende totalmente da un’altra persona; che non bastiamo a noi stessi e che tutte le cose, ma anche quelle inanimate come le montagne, i mari, le strade, il cielo, il vento, le stelle, le città, i fiumi, le pietre, i palazzi… tutte queste cose, che di per sè sono vuote, indifferenti, improvvisamente quando le guardiamo si caricano di significato umano e ci affascinano, ci commuovono… e perchè? Perchè contengono un presentimento d’amore. Anche le cose inanimate. Perchè il fasciame di tutta la creazione è amore e perchè l’amore combacia con il significato di tutte le cose: la felicità. Sì, la felicità.. e a proposito di felicità… Cercatela, tutti i giorni, continuamente… e anzi, chiunque mi ascolti ora, si metta in cerca della felicità ora, in questo momento stesso, perchè è lì, ce l’avete, ce l’abbiamo. Perchè l’hanno data a tutti noi. Ce l’hanno data in dono quando eravamo piccoli, ce l’hanno data in regalo, in dote ed era un regalo cosí bello che l’abbiamo nascosto, come fanno i cani con l’osso, quando lo nascondono; e molti di noi l’hanno nascosto cosí bene che non si ricordano piú dove l’hanno messo, ma ce l’avete, ce l’abbiamo. Guardate in tutti i ripostigli, gli scaffali, gli scomparti della vostra anima, buttate tutto all’aria: i cassetti, i comodini che avete dentro… vedrete che esce fuori, c’è la felicità. Provate a voltarvi di scatto, magari la pigliate di sorpresa, ma è lì. Dobbiamo pensarci sempre alla felicità e anche se lei qualche volta si dimentica di noi, noi non ci dobbiamo mai dimenticare di lei, fino all’ultimo giorno della nostra vita.
E non dobbiamo avere paura nemmeno della morte, guardate che è più rischioso nascere che morire, eh! Non bisognaavere paura di morire, ma di non cominciare mai a vivere davvero. Saltate dentro l’esistenza ora, qui, perchè se non trovate niente ora, non troverete niente mai più. E allora dobbiamo dire sì alla vita, dobbiamo dire un sì talmente pieno alla vita, che sia capace di arginare tutti i no perchè non sappiamo niente, non ci si capisce niente, ma si capisce solo che c’è un gran mistero che bisogna prenderlo com’è e lasciarlo stare. La cosa che fa piu impressione al mondo è la vita che va avanti e non si capisce come faccia. Ma come fa? Come fa a resistere? Come fa a durare così? E’ un altro mistero e nessuno lo ha mai capito, perchè la vita è molto più di quello che possiamo capire noi, per questo devi resistere! Se la vita fosse solo quello che capiamo noi, sarebbe finita già da tanto, tanto tempo… e noi lo sentiamo, lo sentiamo che da un momento all’altro ci potrebbe capitare qualcosa di infinito… e allora a ognuno di noi non rimane che una cosa da fare….. inchianarsi
“C’è un libro fatto apposta per te“. E’ iniziata così la storia tra me e quel libro che sarebbe entrato di diritto fra quelli del mio cuore. Mi sono sentita accendere di quella speranza che solo chi si è perso almeno una volta nella vita fra pagine indimenticabili potrebbe capire. Ho cercato la sinossi del libro, ho visto la copertina e dentro, sì dentro, ho sentito qualcosa. Inizio subito dicendovi che qualsiasi recensione del mondo non potrebbe darvi l‘emozione che potreste provare dimenticando per un paio di giorni tutto il resto del mondo, spegnendo il cellulare, avvolgendovi in una vecchia coperta con Il Creasogni fra le mani e il cuore in libertà
Mi raccomando però, dimenticate davvero ogni altra cosa e fidatevi, proprio come recita la prima pagina di questo libro:
“Però glielo ripeto, si deve fidare, altrimenti non andiamo lontano”
Mi sono sentita come Ettore, il protagonista di questa incantevole storia. Dimentica di me, dei miei sogni, spenta in un non tempo che aveva portato con sè anche la memoria di tutti i sogni che erano stati miei. Ettore era solo, anche se per ogni persona del paese questo strano uomo era la chiave dell’immaginazione, delle possibilità… era lui: Il Creasogni. Più andavo avanti con la storia, più Ettore era ognuno di noi, in prima persona ero io, eravate voi, siamo noi, ognunodi noi. Sì, proprio in quei momenti…quando il dolore viene curato solo solo dal metodico scorrere del tempo, del non tempo. Quel momento in cui quello che è successo ci porta come ospiti e non protagonisti di una vita che abbiamo chiuso dentro e che non riusciamo più a immaginare per noi stessi. Dentro però abbiamo talmente tanti sogni da potere creare infiniti paradisi per tutti coloro che potremmo aiutare. Sempre che la gente non chieda troppo, sempre che non siano troppo esigenti, che non ci facciano diventare burberi, perchè in quel caso allora scatta subito la buona intolleranza delle anime che hanno sofferto
Concentrarsi sulle storie degli altri, creare i sogni più belli, sarebbe stata la soluzione. Il Creasognidentro di noi risponde al dolore, ai ricordi che fanno male, alle speranze che temiamo restino tali per sempre. E così che Ettore trovava in quel modo meraviglioso di vivere, la chiave per andare avanti
E non ci sono parole e non ci sono sguardi, o mani, occhi nè lacrime che potrebbero raccontare quello che sente un cuore che ha tanto sognato e che ha lottato contro chi riteneva che i sognatori fossero folli, leggeri, inconcludenti, esattamente nello stesso momento in cui tu sei consapevole che la sola forza dei tuoi sogni sarebbe un’arma talmente potente che se solo un altro sognatore si fosse unito, allora insieme avreste dato vita ad un piccolo esercito così potente, tanto da dimostrare al mondo intero che solo un grande sognatore ha in sè il potere di cambiare il mondo. E allora asciughi le lacrime, te ne freghi. Mangi paure, ricordi, parole, frasi fatte. Sei consapevole che niente è più divertente del fermarti ad ascoltare chi è maestro di giudizio solo per criticare e dare aria al vuoto, e sorridi, ridi, gioisci dell’essere ancora capace di non scendere a compromessi con chi vorrebbe che il mondo diventasse il Nulla, esattamente come temeva l’Imperatrice Bambina ne La Storia Infinita e tu, sì, proprio tu, ti ritrovi come Atreyu, e ci stai, sei disposto a deporre ogni arma, ogni zavorra che tenendoti ancorata al passato sarebbe per te e per la tua corsa, un peso contro la corrente dei sogni, e parti e sogni e vivi.
E così sei con Catello, scappi, fuggi, ricominci a fidarti. Qualcuno grida Quattroooooooo, qualcun’altro non si ricorda più il colore dei propri occhi, qualcuno ancora ha paura di tutto quello che ha dimenticato e pur di salvare chi ha bisogno si ritrova in pericolo, soffocato nella morsa di quei maledetti signori del niente, quelli che uccidono, che rompono i fili della vita, quelli che tormentano questo cielo di lacrime, sangue e dolore.. e tu sei lì, non puoi scappare, hai paura e ti chiedi perchè hai sognato tutto questo tempo e hai così paura tanto da non riuscire a ricordare i sogni che hai creato per gli altri… Ed è proprio quello il momento in cui sai che sei salvo, perchè fra tutti i sogni che hai lasciato in giro, ci sarà sempre chi ne troverà un pezzo, un segno, una traccia e in quella traccia riconoscerà un po’ di te, si prenderà tutti i sogni, anche quelli intrappolato fra gli alberi, se ne prenderà cura e seguendone le tracce, arriverà fino a te, pronto per essere salvato e sì, proprio allora,i tuoi occhi ritroveranno quella luce a lungo dimenticata e il colore che a lungo era rimasto nascosto lontano dal tuo tempo…
Quindi, cosa dirvi de Il Creasogni se non tutto quello che ho solo cercato di suggerirvi fino a ora? Ah sì, forse una cosa, un’ultima cosa, la più importante, c’è. Non abbiate paura di sognare, ma soprattutto non abbiate paura di perdervi e di provare quella strana sensazione che vi fa desiderare di cancellare tutto il vostro passato, per potere ricominciare, per potere avere una vita nuova, oh no.. non abbiate paura di questo, perchè saranno proprio quei sogni che avrete lasciato lungo la strada, che riusciranno a fare sì che un’altra parte di destino vi troverà, vi prenderà per mano e vi porterà in salvo.Non c’è niente che vi possa davvero salvare dalla vita, se non la vita stessa… e quando vi chiederete come ha fatto a ritrovarvi quel filo della vita, beh, non abbiate dubbi, perchè la risposta sarà e solo una…
“Ho visto il sogno che avevi lasciato, nascosto, in caso di bisogno”
Quando il tempo confonde il battito del cuore con quello del resto del mondo, credi di dovere ritrovare il ritmo giusto, di adeguarlo al resto, di aspettare che il respiro perfetto ti ridia la forza di correre con lo stesso passo degli altri. Poi ti accorgi che niente di quello che aspetti forse è davvero quello che volevi, e che il destino, lungimirante, sapeva che non solo non era quello che volevi, ma non era neanche quello di cui avevi bisogno. Questo video deve essere ascoltato, letto, respirato, vissuto, quando siete da soli, quanto potete fare esplodere la musica di sottofondo che lo accompagna, come se ogni parola fosse sottolineata con il respiro del fuoco e l’esaltazione di uno stato che raramente si riesce a raggiungere.
Qualunque sia il concetto che voi abbiate di Dio, consideratolo come la natura, come un Dio cristiano o come chiunque possa rappresentare qualcosa in cui credete, perchè perdere le cose belle della vita solo perchè impegnati a ricordare i limiti che ci dividono per razza, lingua, religione, credenze, è solo una grande perdita di tempo. L’unica vera cosa che ci unisce sono le differenze che ci fanno diversi, unici, riconoscibili in un mondo di cloni
Tu che cammini stanco lungo la stessa strada di ieri perchè hai perso la voglia di percorrerla. Che hai cucito addosso una maglietta che ti sta bene perchè ha la convenienza e l’emozione con cui scendere a compromessi per andare avanti. Tu che pensi che basterà questo per renderti felice, basterà quella misura giusta, ma ripensi ancora a quella maglietta che vorresti avere il coraggio di riprovare e non ne hai il coraggio, perchè hai paura di rischiare, di restare di nuovo nudo
Tu che stai correndo perchè hai imparato che chi va piano nella vita a volta rischia di dimenticare persino il suo stesso nome e allora corri, corri, corri, per non pensare, perchè sai che il rumore del vento contro il finestrino spalancato dell’auto si sposerà alla musica dell’autoradio e sarà perfetto, sarà come se la musica ti leggesse dentro e come se il vento lo sottolineasse e non saprai mai se sarai o meno felice, ma sai che riesci ancora a emozionarti e allora alzi ancora di più il volume della radio e ti godi la strada, ti godi la vita, di godi la meta
Tu che stai ridendo davanti a un panino, perchè l’ora di pranzo è appena arrivata e il lavoro ti ha stancato talmente tanto che speri che la pausa duri ancora di più del tempo che ti è concesso, ma non ci pensi più del dovuto perchè sei impegnata a ridere, a raccontare, a respirare nei racconti degli altri, nelle loro storie, nei loro occhi e saprai che questa sera avrai vissuto un altro tassello di questo puzzle così incasinato della tua vita che, sarà ancora un caos, ma che è tuo e sai che se tornassi indietro rifaresti ogni singola cosa sbagliata, ricrederesti in ogni singola persona, non avresti cura dei consigli degli altri perchè ti avrebbero sì condotto a un destino migliore, ma non ti avrebbero permesso di sporcarti le mani di lacrime, di passioni, di desideri, di baci mozzafiato, di respiri rubati, di attese infinite, di telefonate, di litigi silenziosi e riappacificazioni melodiose. E ne sei sicuro. Sì. Rifaresti tutto.
E a te, che ora leggi queste pagine, che ti chiedi in quale di queste persone tu possa identificarti. Eccoti il tuo di tempo. Quello che prendi per te. Oggi. Domani. Il giorno dopo ancora. E lo farai proprio nello stesso momento in cui ti renderai conto che ogni parte di te è una parte di tutti loro, di ogni singolo esempio, di ogni singolo caso, in ogni canzone che sentirai ci sarà una parte di te, una parte di lei, una parte di lui. Dei tuoi ricordi. Del tuo presente. E ti renderai conto che non ha senso continuare a vivere nel ricordo di un sublime passato, poichè la vita è fatta per andare avanti e forse quel passato è bello proprio perchè è chiuso in un tempo finito. Può sempre accadere che il passato torni a essere futuro, ma è una magia che spetta a quel silenzioso tessitore che si chiama Destino e che tu lo voglia o no, qualsiasi sia il nome che hai deciso di dargli, l’unico meraviglioso ruolo che potrai avere in questa vita sarà quello di essere artefice delle strade che sceglierai, degli errori che ti porteranno ad amare ancora di più questa meravigliosa partitura che ti incanta di infinito e di terreno e che dovunque, in ogni luogo, il mondo chiama vita
Resta un essere sopra le righe, le tue righe!
Sorridi quando gli altri si chiedono che cose ti dia ancora la forza di farlo.
Muoviti come in una danza per fare del tuo corpo un’altra voce sensuale, confusa, inimitabile. Un messaggio dal tuo tempo. Un messaggio per ogni tempo
Scrivi anche se non riuscirai a fermarti. Scrivi di notte, al buio quando c’è solo una piccola luce e sai che sarà sufficiente. Che ti basterà. Scrivi sempre, anche quando gli altri ti regaleranno silenzio, perchè non avrai niente da rimpiangere. Perchè capirai che hai scritto talmente tanto che hai portato su l’anima, l’hai buttata sulla carta anche per tutti gli altri. E non importa se resterà il silenzio dalla bocca da cui attendevi parola. Perchè quello che hai scritto farà talmente rumore che non ti sentirai mai sola e alla fine sarà proprio quel rumore che arriverà fino all’altra parte del mondo. Un rumore che qualcuno ascolterà senza sapere che è nato là dove c’era silenzio e allora, sorridendo, leggerà tutte le tue parole. Riderà con te. Navigherà nei tuoi giorni, nelle tue storie, nelle tue lacrime, in ognuna delle tue parole e ti troverà.Cavalcherà i cieli e i destini avversi e, al tramonto di tutti i giorni tristi, ti spoglierai di ognuna di quelle pagine, veli su veli e resterai nuda.. Ti sentirai divertita e il solletico del vento sulla riva del mare ti renderanno bambina di sorrisi e donna di desideri e all’improvviso sentirai un rumore nuovo, una bocca di parole che avevi dimenticato in un sogno di troppi anni fa. Avrai persino paura di voltarti, ma sentirai il passo impercettibile delle orme che infrangono onde, sabbia e vento. E un tocco, Quel tocco. E finalmente sorriderai
Conoscevo quella melodia come fosse il respiro di un canto che non avevo vissuto, quasi fosse il canto di una vita che avevo dimenticato. Ogni nota era per me una piccola lacrima che nascosta da qualche parte in fondo al cuore, adesso zampillava furiosa dissetando tutto quello che dentro di me, arido e privo di senso, aveva dimenticato la bellezza della vita. Cascate di ricordi e gocce di speranza. Desideri riemersi e rincorse senza fiato. Meravigliose attese e sublimi stupori. Una delicata eleganza veniva a sussurrarmi che era giunto finalmente il tempo. Impetuosa, la cascata diventava fiume in piena. Veloce e rapida correva senza sosta per cadere nel nuovo salto di nuova cascata, poichè il tempo e il mondo conoscessero, e per sempre ricordassero, che la meraviglia della vita è il confuso e impetuoso percorso tra una cascata e un’altra. Un percorso in piena di vita, spumeggiante di dolori e squarci nel petto, di risate, di lacrime, di sorrisi, di voglie, di passioni, di desideri, di coraggio, di speranza e di quella infinitesima goccia sublime che rende incantevole il passo tra una cascata e l’altra